Ogni sportivo di successo ha conosciuto fasi difficili della carriera se non momenti in cui la tentazione è stata quella di mollare tutto temendo di non poter arrivare ai massimi livelli o magari ad esprimere appieno il proprio potenziale.
Nole Djokovic non fa eccezione e allora ecco l'inattesa rivelazione che il fuoriclasse serbo ha regalato nel corso di alcune dichiarazioni rilasciate all'amico Chervin Jafarieh e trascritte dal giornalista Sasa Ozmo.
Il numero uno del mondo è tornato indietro di 10 anni e alla sconfitta nei quarti di finale del Roland Garros contro l'austriaco Jürgen Melzer.
In quell'occasione Djokovic perse dopo essere stato avanti di due set, evento mai più avvenuto in carriera: "Dopo aver perso quella partita piangevo in maniera incontrollata, ero nella stanza del mio coach Marian Vajda. Per la prima volta sentii davvero sentito il bisogno di lasciare il tennis, pensavo al fatto che il mio mondo era a pezzi e che non ero in grado di raggiungere gli obiettivi che mi ero prefissato. Fu durissima per me, ero mentalmente in una situazione davvero molto complicata".
Chi e cosa convinse Djoko a non mollare? La risposta è presto svelata, l'aiuto degli allenatori dell'epoca, Marian Vajda e Miljan Amanovic.
"Mi lasciarono sfogare ed io ancora oggi gli sono molto grato. Fu un momento chiave della mia carriera e mi ha insegnato che tu devi essere più forte di quello che pensi. Per me i migliori coach sono quelli che sono anche amici, che rappresentano la spalla su cui piangere, persone che ti capiscono e ti lasciano sfogare"
Getty ImagesIl numero uno del tennis mondiale Novak Djokovic