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ATP Finals, Tsitsipas racconta gli esordi tra crisi economica e razzismo

14 NOVEMBRE
TENNIS

Stefanos Tsitsipas si racconta prima dell'esordio alle ATP Finals. Tra razzismo e crisi economica, il greco parla anche delle sue insolitamente lunghe pause bagno.

SPORT TODAY

Il greco numero quattro del mondo Stefanos Tsitasipas, che esordirà alle Nitto ATP Finals 2021 nella giornata di lunedì 15 novembre contro Andy Rublev, si è raccontato in una bella intervista a Specchio. Sullo sfondo della sua adolescenza la passione per la fotografia, il razzismo e la crisi economica che in quegli anni stava vivendo la terra ellenica:

"Quegli anni storti sono il motivo per cui ho iniziato a giocare a tennis. Sono stati la mia molla. Sono cresciuto in una situazione complicata dalla quale volevo scappare, volevo un futuro per me e per la mia famiglia, volevo prendere le distanze da certi giudizi crudeli che chiunque si permetteva di fare. Sei greco? E allora sei buona a nulla. Il tennis mi ha subito dato delle opportunità, mi ha permesso di mostrare un valore. Ora il mio Paese sta meglio, si è rimesso in piedi dopo una situazione disastrosa, non siamo ancora del tutto usciti dalle difficoltà, ma ci stiamo riprendendo. Io sono orgoglioso di essere greco e spero di dare un po’ di soddisfazione con i miei risultati".

Alcuni episodi davvero spiacevoli sono quelli legati al razzismo, di cui Tsitsipas è stato vittima in quanto greco:

"Ho vissuto molto male il periodo della crisi conclamata. Mi sentivo poco considerato: la Grecia era nel caos, quindi anche io finivo dentro il marasma. È così che funziona il razzismo e l’ho vissuto sulla mia pelle, l’ho patito. Mi ha dato anche la forza di allontanarmi da uno stereotipo però, quegli insulti gratuiti hanno innescato la voglia di dimostrare chi ero veramente e di che cosa sono capaci i grecii sono persone che ti identificano con i problemi del posto da cui vieni. E sono tante. La Grecia era un casino e dovevo per forza essere un casino anche io. E poi invece quelli che mi accusavano di fregarmene perché giocavo a tennis. È stata tosta e quella fase mi ha insegnato a non dare giudizi, a cercare di valutare chi ho di fronte per come si comporta davvero. Di solito, quando qualcosa va storto si incolpano le persone sbagliate, per le ragioni sbagliate. Si sposta l’attenzione dalla cause reali, magari ben più difficili da centrare. Qualunquismo, una pessima abitudine di cui dovremmo disfarci tutti".

Una battuta anche su quanto successo nel corso degli ultimi US Open, con le pause bagno infinite da parte del greco:

"È stato quasi bello essere il cattivo. Di media, nel circuito, sono il ragazzo a posto che deve sempre rispondere a quell’ideale di persona e cambiare prospettiva per un po’ mi ha fatto sorridere. Non sono certo andato al bagno per dare fastidio a qualcuno o per provocare una reazione o per stressare il sistema o fare dispetti. Niente di tutto ciò. Mai mi sarei immaginato tanto rumore e tanta indignazione, sono andato in bagno come fa qualsiasi altro essere umano. Non capisco perché la gente l’abbia presa sul personale. Ancora proprio non trovo una buona ragione: mi hanno rivoltato contro una pausa perfettamente legittima. Ci ho messo il tempo che mi serviva, non ho usato quei minuti per fare qualcosa di sbagliato o per essere perfido. Quel che è successo dopo è insensato. Ora penso a tutto questo clamore per una stupidaggine come a uno di quei meme che girano ossessivi sui social, quando succede qualcosa di buffo e continua a circolare sempre la stessa immagine con gli abbinamenti più ridicoli. La pausa toilette non era affatto nata come una cosa buffa, è successo e me la tengo così. Del resto è proprio da me passare per il cattivo di turno per essere andato in bagno".

 

Stefanos Tsitsipas

Getty ImagesStefanos Tsitsipas

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