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Roma: l'elettrico che non serviva

8 APRILE
MOTORI/FORMULA E

Il destino della Formula E non è affatto roseo.

GUIDO BAGATTA

Onestamente faccio fatica a capire che destino possa avere la Formula E. Partita qualche anno fa in sordina, per il boicottaggio silenzioso ma reale di Bernie Ecclestone e della sua Formula Uno, la E si è piano piano ritagliata uno spazio nell’affollatissimo calendario del mondo dei motori. Il patron Alejandro Agag è stato bravo, all’inizio, a non perdersi mai d’animo ed a vendere il suo progetto e la sua visione a sponsor e aziende automobilistiche importanti.

Tre anni fa il campionato sembrava aver definitivamente trovato la sua quadra, con l’acquisizione di città importanti come Roma, Miami, Mosca e New York e l’arrivo di piloti di nome, anche se magari un po’ in declino. Sin dall’inizio, la scelta di correre solo su circuiti cittadini ha sicuramente dato una connotazione ben precisa al circus, lanciando un messaggio diretto su come un campionato motoristico “pulito”, potesse aiutare a livello di marketing ed immagine le grandi metropoli, alle prese con i problemi di inquinamento. Le municipalità, anche per questo motivo, hanno quasi fatto a gara a “comprarsi” un gran premio, dando alla Formula E un’entrata importante che, unita a quella dei biglietti e agli introiti (pochi a dire il vero) dei diritti televisivi, le ha permesso di superare i primi anni e le molte difficoltà che si accumulavano una dopo l’altra.

Qualcosa però che non andava, la si vedeva già allora: ascolti televisivi che non decollavano da nessuna parte, poca presa della formula sui giovani (in particolare i gamers), troppi piloti bravi ma sconosciuti al grande pubblico, che avevano preso il posto dei “vecchi leoni” ingaggiati per le stagioni di lancio. E poi ancora, troppi cambi di circuiti, anno dopo anno, con il solo GP di Berlino che resisteva in calendario in tutte le sue edizioni. Le altre location arrivavano e se ne andavano quasi subito, dopo che i conti, non tornavano poi tanto.

Tutto questo fino a… “ieri”. Poi è arrivato il covid, che ha tolto il pubblico dalle tribune e praticamente il 50% del fatturato del circo elettrico. La formula E è riuscita a resistere ed a mettere in piedi il campionato di quest’anno che però, poco dopo aver ufficializzato date e città per il 2021, ha dovuto subire la mazzata dell’annuncio dell’Audi che dall’anno prossimo ritirerà la sua scuderia, per dedicarsi al progetto “elettrico” della Dakar, seguito a ruota da quello della BMW. Un bruttissimo segnale che in molti dicono possa essere l’inizio della fine con altri brand che potrebbero seguire a breve le due case tedesche.

Il prossimo weekend si corre a Roma, all’Eur dove la E era già scesa due e tre anni fa. Con una decisione onestamente incomprensibile, in un momento simile, il comune ha deciso comunque di confermare il Gp, che vista l’assenza forzata del pubblico e tutti i problemi che la città eterna sta affrontando, non era evidentemente da correre. I costi da affrontare, dal fee per Agag e la Fia, a quelli vivi dell’organizzazione, saranno molto alti e non credo che molti romani siano d’accordo nello spendere soldi pubblici in questa maniera, piuttosto che per riparare le scale mobili della metro od aumentare le corse degli autobus della disastrata ATAC. Anche perché, correndo all’Eur e non tra il Colosseo ed il circo Massimo per Roma non c’è neppure quel tanto declamato “ritorno d’immagine” internazionale che potrebbe essere utilizzato come scusa. Nell’anno del covid, si doveva lasciar perdere, pensando, magari al 2022 col pubblico sugli spalti.

Anche se, ci sta anche che l’anno prossimo, la Formula E, non sarà più con noi e non so in quanti ne sentiranno la mancanza. Chi scrive, no di certo.

GUIDO BAGATTA
Alejandro Agag Formula E

Getty ImagesAlejandro Agag Formula E

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