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L'ansia fu insopportabile per Fittipaldi: “La tensione mi divorava, tanto che la notte prima della gara riuscii a dormire solo tre ore. L’unica volta nella mia vita. Neanche prima delle gare di Indianapolis, Interlagos o Monza 1972 ero così agitato. Complici anche le qualifiche, che non andarono bene né per me né per Regazzoni — il brasiliano si piazzò 8°, il ticinese 9° — perché la mia M23 non era bilanciata. Alla fine, però, arrivò la nostra prima volta: la mia con la McLaren, e Woking davanti a tutti nei Costruttori”.
Hamilton e Verstappen però sono un'altra storia: “Io e Clay non avevamo tutta questa rivalità, ci rispettavamo - ha proseguito Fittipaldi -. Ma ricordo anche un momento prima della gara negli Usa: io, lui, i miei e i suoi meccanici, nessuno per la tensione guardava l’altro. Psicologicamente è come se ci fosse una battaglia tra soli due piloti”.
In conclusione Fittipaldi ha analizzato l'ultima gara e il goat della F1: “Hamilton ha più esperienza, Max è stato davanti per più GP con la Red Bull e non è da meno. Hanno stili diversi, ma tanto talento. Dico: vinca il migliore. In caso di ottavo titolo l'inglese diventerebbe il goat? Lewis è un pilota fantastico, con un talento incredibile. Ma ogni epoca è differente, e per noi brasiliani il più grande di tutti resta sempre e solo uno: Ayrton Senna”.
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