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Una scusa, però, ritenuta non sufficiente dai Commissari, come si legge dalla nota diffusa dopo l’investigazione: «I Commissari Sportivi hanno accettato la spiegazione di Piastri secondo cui, a causa della conformazione del circuito in quel punto, non è riuscito a vedere Magnussen fino a quando non era troppo tardi, e a quel punto ha cercato di accelerare per allontanarsi da Magnussen il più rapidamente possibile. Magnussen ha riconosciuto che per i piloti era difficile vedere le auto dietro di loro in molte parti del circuito, compreso questo punto.
Tuttavia i commissari hanno esaminato le comunicazioni radio di squadra e il team di Piastri non lo ha avvertito dell’avvicinarsi di una vettura molto più veloce fino a quando Magnussen non era troppo vicino perché Piastri potesse fare qualcosa per evitare di ostacolarlo. C’era una differenza di velocità di circa 140 km/h e Magnussen era solo a circa 40-50 metri di distanza in quel momento, il che significa che Piastri si trovava nel mezzo della chicane quando Magnussen ha raggiunto Piastri. Inoltre, era chiaro che Magnussen stava compiendo un giro veloce fin dall’uscita della curva 19.
I Commissari Sportivi hanno anche esaminato il momento in cui gli altri piloti sono stati avvertiti dell’avvicinarsi delle vetture, ed è stato significativamente prima, e sono stati in grado di evitare l’intralcio alla curva 2/3. La gestione del traffico per le vetture più lente è una parte estremamente importante del binomio squadra-pilota, soprattutto in Q1. In questo caso, i commissari sportivi hanno stabilito che la mancanza di un avviso sufficiente ha causato un “intralcio non necessario”» Niente da fare quindi per Piastri, che sarà costretto a partir dalla terza fila insieme a Russell nella gara di domani alle 15:00. Le chance di un podio, però, restano alte: come le Ferrari, anche le McLaren hanno dimostrato grande condizione. Sempre a patto che Verstappen lasci qualcosa agli avversari.
Getty ImagesOscar Piastri