In una lunga intervista a 'La Repubblica' Giancarlo Minardi, noto nel paddock per aver lanciato più di una 'stellina', racconta il primo incontro con Max Verstappen, sempre più dominatore del campionato 2023: "Max è speciale, me ne accorsi vent'anni fa, quando ne aveva sei; veniva con le braghette corte a curiosare nel box di Jos, poi ha dominato nei kart, un predestinato. Quando ha cominciato a fare coppia in Red Bull con Ricciardo, sostenevo che la coppia fosse migliore di quella in rosso Raikkonen - Vettel: qualcuno storceva il naso, ma un po' me ne intendo di piloti, o no? Con Jos nel 2003 rischiammo di vincere a Interlagos sotto la pioggia, poi perse il controllo e finì nei campi, era un discreto pilota e aveva tanta personalità, e quel bimbo vivace".
Al di fuori del pilota olandese, che viaggia su un pianeta inarrivabile e che prende gusto a surclassare in particolare il compagno di squadra Sergio Perez, c'è equilibrio, con la Ferrari che finisce però ancora dietro la lavagna: "Domenica Perez è arrivato a 22", lo ha maltrattato come fa sempre con chi condivide il muretto con lui; quel ragazzi rende sempre perfetto il connubio che ha con la vettura, la Red Bull è potente, grazie a lui è imbattibile. Se non esistesse, il campionato sarebbe aperto e spettacolare; il livello è altissimo, in qualifica ci sono una decina di piloti in meno di 1". Vasseur ha ragione nel dire di prestare attenzione ai dettagli, la Ferrari può battagliare con la Mercedes perché con 10 gare a disposizioni 56 punti non è distanza incolmabile. Maranello paga troppe annate di immbilismo, con tanti dipendenti dovrebbero avere le giuste soluzioni interne".
La Minardi non riuscì però a portare con sé dalla Formula Ford Ayrton Senna, che voleva sul sedile in F2 per 50 milioni di lire: "Lui voleva subito la F1, era destino che diventasse un campione, ha avuto ragione e siamo rimasti amici; considero tutti talentuosi i miei piloti, sono come figli; ricordo Pierluigi Martini, figlio di Giancarlo, con cui ersordimmo nel 1985 in F1. C'erano un ingegnere, una mezza dozzina di meccanici e un altro pilota che nel box dava una mano a montare le gomme: eravamo Davide contro Golia, non avevamo mai paura e ci siamo divertiti".
Getty Images3a iride in pugno e vari record nel mirino