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Un caso simile, quello di Hamilton con Verstappen, che è capitato anche a Ecclestone: "Nel 1983 vincemmo il campionato con Piquet e la Brabham. Dovevo decidere chi affiancargli nel 1984 e sostenemmo un ottimo test con un giovane promettente brasiliano, un certo Ayrton Senna. Naturalmente Nelson Piquet si infuriò perché non lo voleva, reagì come un bambino. Aveva subito riconosciuto il valore di Senna. A me non importava, ma il nostro sponsor principale Parmalat non voleva due piloti brasiliani. Ho soppesato tutto e alla fine ho deciso che la pace in seno al team sarebbe stata più importante di tutto. Sono comunque riuscito a trovare un buon sedile a Senna alla Toleman, perché sapevo che sarebbe stato la superstar del futuro e lo volevo in F1".
A GQ Gran Bretagna, in un’intervista collegata alla cerimonia per il “Car Awards Lifetime Achievement award”, Ecclestone ha invece speso parole d'amore per Enzo Ferrari e per la scuderia italiana: "Era davvero speciale e mi ha aiutato molto. Mi ha insegnato che lo sport è quello che si vede, il business quello che non si vede. Un altro genio era Colin Chapman, che era anche un pilota molto veloce” commenta. Ma Enzo Ferrari, e il Cavallino Rampante, restano su un altro livello. La Formula 1 è la Ferrari e la Ferrari è la Formula 1. Semplice".
Getty ImagesLewis Hamilton e Bernie Ecclestone