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L’annuncio del ritrovamento, arrivato ieri da Scotland Yard, ha messo la parola fine ad un caso che all’epoca fece scalpore. Oltre alla fuoriserie del campione austriaco (oggi 64enne), in quel venerdì prima della gara di Formula 1, i ladri rubarono anche una 355 B grigio argento, che apparteneva all’altro alfiere della Ferrari della prima metà degli anni Novanta, Jean Alesi. I due piloti, che conclusero il Gp sul podio dietro al britannico della Williams, Damon Hill, andarono insieme a denunciare l’accaduto.
La Testarossa venne rubata all’esterno dell’hotel dove alloggiavano i ferraristi, con Berger che provò fino all’ultimo a difendere il gioiellino che gli avevano dato in dotazione da Maranello, al punto da provare a inseguire i ladri al volante di una Golf di un suo amico. La vettura di Alesi (che risulta tutt’ora scomparsa) si trovava invece nel garage al momento del furto.
Il valore complessivo delle due auto, al tempo, era di circa mezzo miliardo di lire.
In poco meno di sei lustri, l’auto ha fatto il giro del mondo
Scotland Yard ha spiegato che gli agenti hanno ricevuto una segnalazione dalla Ferrari stessa nel gennaio di quest’anno, dopo che l’azienda aveva effettuato dei controlli su un’auto acquistata nel 2023 da un compratore americano tramite un intermediario britannico.
La polizia ha così scoperto che la vettura era stata spedita in Giappone poco dopo il furto e, a fine 2023, era stata poi portata nel Regno Unito, dove Scotland Yard è intervenuta per bloccarne l’esportazione.
Al momento, non risulta alcun arresto legato all’operazione. La Testarossa è diventata un’icona degli anni ‘80 dopo che un modello bianco era stato guidato da James ‘Sonny’ Crockett nella serie poliziesca americana Miami Vice.
«La Ferrari rubata, del valore di circa 350mila sterline, è scomparsa per oltre 28 anni prima che riuscissimo a rintracciarla in soli quattro giorni – ha spiegato l’agente Mike Pilbeam, che ha condotto l’operazione –. Le nostre indagini sono state minuziose e hanno incluso il contatto con le autorità di tutto il mondo. Abbiamo lavorato rapidamente con partner come la National crime agency, oltre a concessionari Ferrari e internazionali. E questa collaborazione è stata determinante per capire il passato del veicolo e impedirgli di lasciare il Paese».
Getty ImagesFerrari, foto di repertorio