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“Possiamo vincere più maglie al Tour, ma la squadra deve rendere chiaro qual è l'obiettivo principale. Poi faremo un piano per noi due. Dobbiamo aiutarci l’un l’altro. Lui può essere in grado di vincere tappe e allo stesso tempo io devo provare a guadagnare tempo. Dobbiamo pensare a questo” ha affermato a a Heet Laatse Nieuws il nativo di Trbovlje, apparso decisamente convinto di poter primeggiare in Francia.
“Io voglio decisamente vincere il Tour e credo di poterlo fare. Tuttavia, non voglio essere ricordato come un corridore che ha potuto o non ha potuto vincere il Tour. Non è certamente un’ossessione per me e non sono frustato se ancora non ci sono riuscito. Vorrei che le persone mi vedessero come un corridore che dà sempre tutto”.
Esattamente come alle Olimpiadi di Tokyo dove, dopo i problemi avuti nella prova in linea, Roglic è riuscito a riscattarsi alla grande facendo suo l’oro nella cronometro.
“Dopo la mia caduta al Tour, tutto era incerto. Ad un certo punto ho chiamato Luka Mezgec dicendogli che poteva prendere il mio posto, poi ho cambiato idea di nuovo. La prova in linea è stata terribile. Dopo 20 chilometri avevo già i crampi […] Sono andato avanti così per altre cinque ore. Non so come sono arrivato alla fine, ma non volevo arrendermi. Non ero volato a Tokyo per ritirarmi dopo mezz’ora” ha raccontato lo sloveno.
“Alcuni giorni dopo ho vinto la cronometro, ancora non so come – ha aggiunto – […] Per tutto l’anno chiunque diceva quanto fossi forte e sapevo che era vero, ma a cosa serve se non puoi dimostrarlo? Nella cronometro di Tokyo è venuto fuori per la prima volta ed è stata un’ottima sensazione finalmente” è stata la confessione di un Roglic che, in sostanza, vuole lasciare un segno sempre più indelebile nel ciclismo che conta.
GettyVan Aert e Roglic