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Formolo: “Nel 2024 potremmo vedere Pogacar al Giro”

17 OTTOBRE
CICLISMO

Con un percorso moderno nasce nello sloveno la tentazione della doppietta con il Tour. Mentre l’italiano mette una classica monumento nel mirino

SPORT TODAY

Davide Formolo è pronto ad affrontare la nuova avventura con la Movistar, dove lo aspetta un contratto triennale, con le rinnovate certezze che gli sono arrivate con le due vittorie alla Coppa Agostoni e al Veneto Classic dopo tre anni senza successi. Anni nei quali non è mancata la sfortuna, come riconosce lo stesso corridore alla Gazzetta dello Sport. A dieci anni dal passaggio tra i professionisti, dopo aver sfiorato il tricolore alle spalle di Nibali al debutto (“Tutti mi dicevano bravo lo stesso, eppure io avevo la sensazione di avere buttato una occasione”), essere arrivato tre volte nei primi dieci della classifica tra Giro e Vuelta (“Non credo di avere perso tempo. In quel momento, era giusto provare a vedere quanto fossi lontano dai campioni”), oggi è contento della dimensione che ha raggiunto (“Mi sento un po’ un jolly, un tuttofare. Posso aiutare un capitano, o cercare di esserlo io in un certo tipo di gare. Non sono un campione, ma un atleta di livello medio-alto, sì. A un team servono gli uomini come me”) e ha ben in mente quello che sarà il suo futuro (“Nel ciclismo contemporaneo, 5-6 campioni vincono il 99,9% degli appuntamenti importanti. Ma uno come me deve inserirsi nello 0,1% che resta. Se sono già andato vicino a vincere un Monumento... Un errore non farò, cioè quello di non credere di poterci riuscire. Non vorrei sacrificare più questa ambizione”).

In questi anni alla UAE Team Emirates ha anche visto esplodere accanto a lui un campione come Tadej Pogacar. “Se dico che è una spanna superiore a tutti, dico poco. Pedalare con lui è come fare dietro motore” racconta. Quello che lo contraddistingue, inoltre, è “la sua spensieratezza. Quando in bici è un agonista formidabile, per il resto si fa scivolare tutto addosso. Non è mai nervoso”. E sul Giro d’Italia, Formolo assicura che lo sloveno “è già qualche anno che ci pensa e questo tracciato, moderno e non estremo, senza tapponi di montagna infiniti, gli strizza l’occhio. Potrebbe stimolarlo a tentare la doppietta Giro-Tour. Vale per lui e non solo. Tadej ha sempre corso più che volentieri in Italia. La priorità sarà di nuovo l’assalto al Tour ma magari potrebbe essere l’anno buono per vederlo al Giro. Vedremo”.

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