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VAR, più dubbi che chiarezza

17 MAGGIO
CALCIO

Il VAR ha esordito ufficialmente nella stagione 1986-87 in NFL.

GUIDO BAGATTA

Per quanto mi riguarda, sono state testimone, nella mia carriera di commentatore sportivo, della nascita dell’istant replay “attivo”, ovvero di quello utilizzato dagli ufficiali di gara per cambiare o confermare una decisone presa sul campo di gioco. La storia ci insegna che quello che attualmente chiamiamo “VAR”, ha esordito ufficialmente nella stagione 1986-87 in NFL, la lega professionista di football americano. Inizialmente la sua applicazione fu “timida” e limitata, anche perché la tecnologia di allora non era nemmeno lontanamente parente dell’attuale, poi, con il trascorrere degli anni, il football ne aumentò l’utilizzo con le altre discipline pro, prima il basket, poi l’hockey e per ultimo il baseball, che seguirono a ruota. Come spesso accade il calcio (e questa volta, non solo italiano) ha compreso la necessità dell’istant replay da buon ultimo, con l’introduzione nel nostro campionato di serie A che è arrivata ufficialmente nel 2017, dopo mille polemiche. Le reazionarie UEFA e FIFA giunsero infatti con ampio ritardo, ma alla fine un po’ tutti hanno potuto constatare che l’evoluzione della “vecchia moviola” è oramai un “oggetto” necessario in praticamente ogni disciplina. Detto questo, una serie di episodi del week-end mi hanno fatto davvero riflettere su come oramai il “VAR” (o la VAR…boh) sia diventato un qualcosa che invece di eliminare e chiarire casi dubbi (e le polemiche che ne seguono) gli stia costantemente aumentando a dismisura.

Prima di occuparci di Juventus- Inter, di cui avrete sicuramente letto un po’ dovunque, andiamo per un attimo al Foro italico per il Master 1000 di Roma. Nel tennis, “l’eagle eye” è oramai uno strumento usato da anni, fondamentale (oltre che per il primo arbitro) anche per chi guarda in televisione, per capire se una pallina abbia o meno toccato una riga del campo. Ma a Roma, il giudice di sedia, è spesso sceso in campo, per andare a vedere il mark della pallina sulla terra rossa, lasciando perdere il replay. Quasi sempre, però, la sua decisione non è stata quella corretta, con “l’occhio di falco” che lo ha smentito con le immagini virtuali. Nel match tra Djokovic e Sonego è capitato un paio di volte, in entrambi i casi “contro” il nostro tennista. Intendiamoci, l’attuale numero uno al mondo avrebbe vinto lo stesso, ma, come si dice in legalese, il “fatto sussiste”, ed è giusto rimarcarlo.

Ed ora veniamo a Juve- Inter, con l’arbitro Calvarese che, forse per onorare parte del suo cognome si è reso protagonista di un vero e proprio… calvario con fischietto. Tutte le cinque decisioni che hanno poi segnato la partita, sono state infatti cambiate da Calvarese dopo il “richiamo” del Var, e tutte le cinque decisioni erano assolutamente da lasciare stare, come rivisto alla “moviola”. Ed invece l’arbitro del match (a differenza di ciò che hanno fatto, di recente molti suoi colleghi) le ha cambiate tutte, sbagliando…sempre. Per assurdo, l’errore più grossolano, è quello dell’espulsione dello juventino Bentancur, che poi non ha influito sul risultato finale, visto che la Juve (in vantaggio al momento del doppio giallo sull’uruguagio) ha vinto ugualmente.

Onestamente non si capisce davvero come quello di Bentancur su Lukaku fosse un fallo d’ammonizione, ed a seguire si fa davvero fatica a non comprendere come un secondo giallo simile (ripetiamo inesistente ,come, in particolare, il rigore su Quadrado) non faccia comprendere ad un arbitro come una partita, in questo modo, sia magari destinata a cambiare volto, non per la prodezza di un Lautaro o di un Ronaldo, ma per un fischio di un “qualcuno” che  (in teoria) dovrebbe rimanere anonimo il più possibile.

GUIDO BAGATTA
Calvarese arbitro

Getty ImagesCalvarese arbitro

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