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«Gli italiani perdono le partite di calcio come se fossero guerre e perdono le guerre come se fossero partite di calcio». Vera o apocrifa che sia, la frase attribuita a Winston Churchill è un ottimo - e triste - esempio che rende bene l’idea di quale sia il potere di questo sport. Un potere che gli inglesi conoscono bene: aveva appena quarant’anni Churchill, ed era a capo della Marina britannica, nel momento dello scoppio della Prima Guerra Mondiale. L’Italia scese in campo solo nel 1915, ma il conflitto visse alcune delle sue fasi più estenuanti nei primi mesi, a partire dall’estate 1914. Appelli per un cessate il fuoco arrivarono da più parti nel mese di dicembre, si schierò apertamente in tal senso anche Papa Benedetto XV. L’autorizzazione ai soldati non arrivò mai, fu allora il calcio a fermare almeno per qualche ora il conflitto, almeno nel giorno di Natale del 1914.
Fu un’iniziativa presa in autonomia dai soldati al fronte: tedeschi, inglesi e francesi lasciarono le armi, quelli che erano i nemici divennero per un giorno fratelli. Doni, fotografie e… una partita di calcio. È solo uno sport e a volte viene vissuto con eccessiva enfasi, ma il 25 dicembre 1914 fu proprio il pallone a fermare per qualche ora le ostilità. Nei pressi di Ypres, cittadina belga, si giocò nello spazio tra le due trincee inglesi e tedeschi si affrontarono non più ad armi spianate, ma contendendosi soltanto un pallone. La storia prese via via piede grazie a un medico che seguiva le truppe inglesi. Negli anni le versioni si sono ingigantite per storia e quantità: chi ha parlato di una vittoria tedesca per 3-2, chi ha negato la disputa di una vera e propria gara. Sia come sia, resta la magia di una storia unica, che solo il calcio può regalare. E che, almeno per qualche ora, ha cancellato l’orrore della guerra dalla mente dei soldati al fronte.

Getty ImagesPremier League, pallone