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El Shaarawy, il “pupillo” di Mourinho: ecco perché è così importante
L’ex Milan, dunque, è molto più di un semplice dodicesimo uomo. In grado di cambiare il match da titolare o a gara in corso, il classe ’92 nel 2019, a soli 27 anni, era volato in Cina salvo poi rientrare nella Capitale dopo appena due stagioni. A Trigoria ha ritrovato prima Paulo Fonseca per sei mesi e poi lo Special One. In dote ai giallorossi ha portato quella capacità di essere pericoloso sotto porta ma allo stesso tempo in grado di correre all’indietro per recuperare la sfera o aiutare il compagno. Un lavoro di sacrificio tattico appreso già ai tempi di Luciano Spalletti ma migliorato negli anni grazie all’esperienza. Ecco perché, anche se a volte sotto traccia, El Shaarawy è spesso il migliore in campo dei suoi ed è così tanto amato dai propri allenatori.
El Shaarawy giocatore totale
Stephan, insomma, è un giocatore totale, predisposto alla fatica ma anche abile in zona gol, un dato che non guasta mai. Non ha perso i movimenti da seconda punta, ruolo che ricopriva agli albori della propria carriera, ma ha anche imparato a correre lungo tutta la fascia. Non a caso è diventato uno dei “pupilli” dell’allenatore lusitano e sotto la sua gestione è sceso in campo in ben 87 occasioni ripagando la fiducia del mister con 17 gol e sette assist. Mou potrebbe aver bisogno di lui domenica al Meazza per creare quel “link” tanto amato dallo Special One tra centrocampo e attacco. E lui, come sempre, è pronto a rispondere presente.