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Allora cerchiamo di ricapitolare il tutto .
Prima di Natale l’Inter era una squadra da buttare, eliminata con ignominia dalla Champions e dall’Europa League, con un campionato impossibile da vincere e Conte un allenatore da licenziare in tronco, da subito.
Tutti parlavano del Milan e di come, senza che quasi nessuno ne avesse avuto un presagio, il bilancio tra le due milanesi si fosse rispostato, dopo anni tutti nerazzurri, dall’altro lato della città. I rossoneri, non solo erano ancora saldamente in Europa, ma anche in testa al campionato, con una situazione societaria finalmente tranquilla ed equilibrata con i tre ruoli principali (amministratore delegato, direttore generale e direttore sportivo) ben divisi e distribuiti tra Gazidis, Maldini e Massara.
All’Inter, invece, la società cominciava a traballare con le prime indiscrezioni sui problemi economici degli Zhang che si sarebbero trasformate molto presto in realtà ,improvvisamente poi Marotta era diventato uno non più in grado né di fare il parafulmine per i cinesi, né di gestire le bizze del suo “prescelto” Conte, che continuava a lamentarsi per una squadra che lui avrebbe voluto diversa, con altri giocatori al posto di quelli che gli erano arrivati. Ogni allusione ad Eriksen non è ovviamente casuale, con il danese che però era solo la punta dell’iceberg di uno stato d’animo che, l’allenatore ,non faceva che esternare in ogni momento ed occasione possibile.
Quindi: società senza soldi, allenatore insoddisfatto, spogliatoio diviso, dirigenza in difficoltà, tifosi sconcertati dalle prospettivo di un’altra stagione persa su ogni fronte. Con in più, i redivivi milanisti pronti a stuzzicarli su ogni aspetto di quello che sembrava come un disastro annunciato da tempo, da quella riunione “giacobina” di fine estate del gotha interista , in una villa misteriosa dell’hinterland milanese, dalla quale uscì per primo un Conte fumante .
Ed invece no, dimenticate tutto o quasi quello che avete appena letto, perché non è successo. A pensarci ,sembrano passati dieci anni, vero? Non quattro mesi. Eppure in 120 giorni il mondo interista si è ribaltato di 180 gradi, ed ora che lo scudetto è praticamente sicuro, tutti hanno prontamente dimenticato tutto l’accaduto e sono pronti a celebrare e festeggiare. Col senno di poi, al netto di tutto, una volta persa la Champions ,l’uscita totale dall’Europa è stato un colpaccio. Il doppio impegno ,magari su campi lontani ed impossibili, avrebbe logorato l’Inter come ha finito col fare con il Milan e, per altri motivi, che credo conosciate tutti molto bene, anche con la Juventus.
Liberatisi di tutto il resto ,con una rosa molto ampia che non è stata sfoltita a causa di un mercato che non c’è stato, i nerazzurri hanno puntato l’obbiettivo giusto(ed anche l’unico disponibile) e lo hanno centrato. Ed alla fine, come spesso accade nella vita, cose che inizialmente sembrano terribili, possono diventare molto piacevoli e viceversa. Conte ha capito che il trend, da gennaio, stava cambiando ed è stato davvero bravo a cavalcarlo, spegnendo i fari (e le polemiche) per lavorare e basta. Il resto della storia, lo conoscete.
Guido Bagatta
Getty ImagesAntonio Conte