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22 dicembre 2003 - Pavel Nedved vince il Pallone d'Oro

22 DICEMBRE
CALCIO

Il ceco era allora uno dei volti più scintillanti della Serie A più competitiva di sempre

SPORT TODAY

Pavel Nedved non sarà mai ricordato come un giocatore come tutti gli altri. A cominciare dal look, una chioma bionda lunghissima e inconfondibile soprattutto per gli avversari, che spesso la vedevano allontanarsi in un battito di ciglia dopo essere stati saltati in dribbling in campo aperto. La "Furia ceca", soprannome derivante dalla sua innata capacità di non arrendersi e soprattutto di non fermarsi praticamente mai, ha estasiato centinaia di migliaia di appassionati e fatto sognare i tifosi di Lazio e soprattutto Juventus. Con la Vecchia Signora, infatti, l'attaccante ha vinto tanto sul campo ed è arrivato a toccare la vetta del calcio mondiale con il Pallone d'oro conquistato nel 2003. Un giocatore semplicemente iconico, tra i volti principali di una Serie A che in quel momento era l campionato di riferimento a livello mondiale, prima di diventare dirigente di successo.

Alle origini del mito

La carriera da professionista di Nedved inizia nel 1991 con il Dukla Praga. Pavel sviluppa da subito doti da esterno d'attacco di ottima caratura e passa al ben più quotato Sparta, con il quale si comincerà a mettere in mostra sulla mappa del grande calcio. La vera svolta arriva però con la nazionale agli Europei del 1996: l'attaccante segna il gol del vantaggio nella gara vinta 2-1 contro l’Italia nella seconda partita del girone, una rete che di fatto lo rende appetibile per i grandi club del nostro campionato. Al termine del torneo, perso 2-1 in finale contro la Germania, a bussare alla porta c'è la Lazio che lo acquista per nove miliardi di lire. In biancoceleste resta cinque stagioni (207 presenze, 51 gol) e vince tutto o quasi: uno scudetto, due Coppe Italia, due Supercoppe Italiane, una Coppa delle Coppe e una Supercoppa Europea. 

Il Pallone d'Oro e un legame indissolubile con la Juve

Il momento del salto definitivo è dietro l'angolo. E arriva puntuale nell'estate del 2001: su Nedved c'è la Juventus, che lo strappa a una fittissima concorrenza staccando un assegno da 75 miliardi di lire e scegliendo il ceco come colpo per sopperire alla partenza di Zidane, che aveva salutato la Vecchia Signora per abbracciare il Real Madrid. Nedved da esterno d'attacco si trasforma e diventa letale dietro le punte e domina, mostrando un passo diverso e una cattiveria quasi innata per un giocatore del suo ruolo. Arriva così la grande chance per guadagnarsi l'investitura di miglior giocatore al mondo, in una Champions League 2002/03 in cui i bianconeri volano. La beffa è però dietro l'angolo e disegna l'unico grande rimpianto della carriera di Nedved, che nella semifinale di ritorno vinta per 3-1 contro lo stesso Real si fa ammonire e salta per squalifica la finale (poi persa dalla Juve) a Manchester contro il Milan. Una delusione incalcolabile, che non viene cancellata neppure dalla grande e meritatissima soddisfazione di conquistare il Pallone d'Oro del 2003 davanti a Thierry Henry e Paolo Maldini. Un premio che lo ha legato in maniera definitiva alla Vecchia Signora, alla quale resterà fino a fine carriera disputando in tutto 247 partite, restando anche dopo la retrocessione in Serie B e diventandone poi anche vicepresidente, continuando a vincere anche dietro la scrivania al fianco di Andrea Agnelli nell'ultimo grande ciclo bianconero.

Pavel Nedved

Getty ImagesPavel Nedved a duello con Michel Salgado nel 2003

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