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«C'è un po’ di consapevolezza in più, come dopo l’Europeo, ma non mi ha cambiato in maniera netta. Io sono quello, la voglia di lavorare e di mettermi alla prova è sempre grande. Sono felice, sicuramente, è un’impresa storica per l’Italia e sappiamo di aver fatto una cosa importante, ma siamo un gruppo umile coi piedi per terra».
Su Trento, invece: «Ci siamo rinforzati, la panchina è più lunga e si è visto sia nella finale terzo posto della supercoppa sia in Champions in cui nella prima gara abbiamo giocato con una formazione diversa. Dobbiamo abituarci a cambiare. Perugia l’ha mostrato che quella è la strada. Durante l’allenamento il livello è molto alto. Durante la partita è diverso, magari stai fermo in panchina e devi essere pronto a entrar nei momenti difficili. Ci sono state fasi in cui è stato necessario».
E poi: «Qualche risultato si sta vedendo. Abbiamo pagato all’inizio lo stop di Sbertoli (il regista, ndr) anche se Depalma è stato molto bravo. Il percorso è lungo. Questa Superlega ha un livello altissimo, non c’è un squadra che non sia attrezzata per competere per i playoff e si è visto dai risultati fino a questo momento. L’obiettivo di ogni partita è reggere per cinque set perché si sa che chiunque può dare battaglia (Trento ha giocato tre tiebreak in 8 gare, ndr). Piano piano cerchiamo di mettere della distanza tecnica con le altre squadre. È un pregio perché ogni vittoria vale moltissima e l’attenzione non cala».
Getty ImagesDaniele Lavia