_atrk_opts = { atrk_acct:'ryZiw1Fx9f207i', domain:'sport-today.it',dynamic: true};(function() { var as = document.createElement('script'); as.type = 'text/javascript'; as.async = true; as.src = 'https://certify-js.alexametrics.com/atrk.js'; var s = document.getElementsByTagName('script')[0];s.parentNode.insertBefore(as, s); })();
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La rivalità con la Spagna, rivela al 'Corriere dello Sport', è pronta a riscrivere un nuovo capitolo: "Non c'è una squadra imbattibile come lo era la Serbia, anche se la Spagna ha dalla sua una continuità che dura da 6-7 anni; un'Italia umile, concentrata, coesa e determinata non la ferma nessuno. Se loro vanno in finale è perché hanno qualcosa in più, se ci andiamo noi vale la stessa cosa: sarebbe bello ritrovarsi in finale per il terzo anno, vorrebbe dire aver strappato il passo olimpico. Loro giocano insieme da anni, hanno automatismi rodati: si capiscono mezzo secondo prima degli altri, il nostro gioco è fatto soprattutto di testa, dipende da molte variabili; se facciamo bene, gli altri faticano a trovare le contromisure, se siamo imperfetti, siamo più leggibili".
Proprio la sconfitta contro gli iberici in World Cup è stata il campanello d'allarme per provare a crescere: "Abbiamo drizzato le antenne, quando perdi in quel modo sai dove serve crescere da squadra e a livello individuale; per noi allenatori non c'è giorno di riposo, lavoriamo sul piano del gioco. Per fare il salto di qualità dobbiamo giocare di squadra, il nostro leader è il gioco: quando il collettivo si esprime bene, a turno emergono i singoli; dovremo portare nella condizione migliore tutti nella seconda settimana, qualcuno è indietro, ma c'è modo di recuperare".
Getty ImagesCT Settebello