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Per Langer sono 40 anni di Masters, ma all'età di 64 anni il tedesco non ha assolutamente voglia di smettere: "Come in un puzzle è la combinazione di tanti pezzi. Un buon Dna, un fisico atletico e un talento speciale per lo sport, tutti gli sport: calcio, sci, tennistavolo, atletica. Correvo veloce, lanciavo la palla lontano, avevo un’ottima coordinazione, mi piaceva e riuscivo bene. Ma non basta, occorrono lavoro e dedizione sotto tutti gli aspetti, ti servono un buon coach, un bravo caddie e una solida famiglia, devi affrontare alti e bassi, superare questi ultimi e imparare dagli errori, come nella vita", riporta La Gazzetta dello Sport.
Nel 1972 Langer è diventato professionista e oggi è sempre più innamorato del golf: "È uno sport da gentlemen giocato secondo le regole, non ce n’è un altro così: se muovo la palla chiamo un arbitro e mi faccio dare due colpi di penalità, dove altro succede?".
Langer conosce meglio di tutti Augusta, Masters in corso: "Tornare qui tante volte aiuta a capire come attaccare le diverse posizioni di bandiera, tassativo piazzare la palla sotto la buca per avere un putt meno complicato in salita. E poi bisogna sbagliare dalla parte giusta per darsi una chance di recupero, ma non è semplice. Il campo è cambiato tanto dagli anni ‘80 e ‘90, allora non c’era rough, solo fairway e alberi; ciò che contava era piazzare il secondo colpo.
Poi hanno aggiunto migliaia di piante e dal rough è più complicato fermare la palla sul green, dunque il primo colpo è diventato più difficile quanto fondamentale. Naturalmente l’evoluzione del golf ha regalato anche una miglior lettura del campo grazie a caddie molto professionali e a mappette create ad arte con i gps, ma nulla sostituisce la sensibilità che devi avere qui".
Quasi diecimila colpi ad Augusta, Langer ricorda ancora il più bello: "La domenica del Masters 1993, il mio secondo titolo, alla buca 13 (par 5) ho giocato un magnifico drive e poi il ferro 3 più bello della mia vita, sull’acqua, a cinque metri dall’asta. Ho imbucato per l’eagle e ho incrementato il vantaggio verso la vittoria. Buca preferita? E' proprio la 13, magnifica alla vista mentre cammini in mezzo al fairway (1600 azalee a bordo campo, ndr.), esattamente come dev’essere una buca, che presenta rischi e ricompense, che premia il bel colpo e punisce l’azzardo. Qui devi decidere se giocare prima del Rae’s Creek, il fiumiciattolo che l’attraversa davanti al green, oppure attaccare. Dall’eagle al disastro è un attimo".
Getty ImagesLanger