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L'icona Peppe Vessicchio

26 GENNAIO
Non solo Sport/Sanremo

Il maestro napoletano, che non salirà sul palco dell'Ariston per un contenzioso con la Rai, intervisterà i cantanti in un podcast: le mille sfaccettature di un artigiano della musica diventato simbolo televisivo.

SPORT TODAY

A Sanremo è tutto pronto, ma se tra voi e voi sorridete, in procinto di completare la frase "Dirige l'orchestra.." con quello che è ormai uno slogan della Città dei Fiori, ".. il maestro Peppe Vessicchio", resterete un pizzico delusi.

Sono 4 i Festival che lo hanno eletto vincitore (Avion Travel 'Sentimento' – 2000, Alexia 'Dimmi come' – 2003, Scanu 'Per tutte le volte' – 2010 e Vecchioni 'Chiamami ancora amore' – 2011), tre invece quelli che lo hanno insignito del premio per l'arrangiamento (1994, 1997 e 1998), ma il maestro napoletano non salirà tra qualche giorno sul palco dell'Ariston. Vestirà difatti gli inediti panni di intervistatore per il podcast Italians do Hits Better di Amazon Music: "Mi è sembrata una proposta interessante fare una chiacchierata con i cantanti in gara". Decisione inevitabile, se si pensa al contenzioso mosso da Vessicchio alla Rai per i mancati diritti delle musiche composte per la trasmissione 'La prova del cuoco': il rovescio della medaglia che rischia di scoperchiare il cosiddetto vaso di Pandora è la collaborazione sospesa con la stessa emittente nazionale.

E questo è il paradosso, il raffinato studioso di musica è diventato un simbolo della televisione: "Ai tempi di Amici lavoravo moltissimo, avevo una popolarità capillare e, lo ammetto, lusinghiera; ma sentivo che facevo le cose per dovere, come quando vai al lavoro. Quando la serialità si interruppe fui spaesato, ma ne vennero nuove collaborazioni, anche se saltuarie, e la mia musica ne ricevette creatività".

La vita di quest'uomo con la barba brizzolata e dagli occhi ironici e vispi che celano adagi sornioni è in fondo quella di un artigiano che sa ricoprire le mansioni di compositore e arrangiatore e che a questo punto della sua carriera, o meglio del suo cammino di ricerca cerca una sorta di armonia funzionale alle persone, se non addirittura al cosmo stesso. Il suo viaggio comincia a Bagnoli, dove il padre era funzionario dell'ex Eternit: "Giocavamo con le vasche di amianto, poi c'erano gli aghi di ferro dell'Italsider; noi bambini ci divertivamo a riempire sacchi di terriccio e a passarci sotto magneti, vedevamo gli aghetti. Da musicista pesco dal Brasile, dal patrimonio di Napoli e Genova, sono i miei poli di riferimento".

La prima gavetta prevedeva chitarra e pianoforte sulle spalle, solo che la compagnia che insegnò a Peppe "Qualche trucco per stare sul palcoscenico e il valore del sorriso" non era quella del romano Folk Studio, ma la formazione originaria dei Trettré, con Pasquale Romano e Mirko Setaro che avrebbero poi continuato il cammino cabaretteristico assieme al compianto Gino Cogliandro, perchè la decisione era stata presa, l'Italia rinuncia a un architetto e acquista la dedizione al mestiere, in fondo prima di rientrare in Facoltà Peppe già viveva le notti a suonare e certo non avrebbe esericitato la professione, una volta laureato.

"Ci siamo abituati alle cuffie, dovremmo recuperare la capacità di vibrare con l'aria, la musica ai concerti è migliore. Bisognerebbe progettare camere acustiche, vasche sonore e comporre musica per esplorare i sensi. Si fa tanta musica, solo per compiacere il mezzo che la trasmette": lo studio della potenza del suono lo ha portato a comporre una sorta di spartito armonico-naturale per affinare prodotti; il Metodo Freeman non è adottato solo nelle serre per i pomodori ('La musica fa crescere i pomodori' è un suo libro), ma per produrre il Sesto Armonico Bianco e il Sesto Armonico Rosso (vini della Cantina Musiké).

Lo Zecchino d'Oro è un altro fiore all'occhiello appuntato sulla sua giacca: "Fu una proposta fatta con il timore di scandalizzarmi, invece accettai volentieri. La cultura classica rispettava il mondo dell'infanzia, il musicista deve anche con elementi semplici provocare l'intelligenza dei bambini".

E l'insegnamento di baldo bisnonno è del tutto coerente a chi d'arte visse e prosperò: "Amo i dilettanti, nei loro occhi scorgo la luce che ormai è spenta nei professionisti. Divertitevi e coltiviamo le cose per diletto, lo dico a mia nipote Teresa, e lei lo insegnerà alle nuove arrivate Alice e Caterina".

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