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Israel Start-Up Nation, Fuglsang denuncia: “C’è meno rispetto in gruppo”

11 NOVEMBRE
CICLISMO

Il danese ex Astana ha detto la sua riguardo ad un tema delicato e sempre d’attualità come quello della sicurezza.

SPORT TODAY

Il ciclismo negli anni è cambiato e uno degli aspetti che maggiormente è mutato nel corso delle stagioni è indubbiamente l’atteggiamento dei corridori, sempre più decisi a rischiare la pelle e a non lasciare nulla agli avversari pur di mettersi nelle condizioni di conquistare una vittoria personale.

Questo comportamento, sempre più sotto gli occhi di tutti, è stato spesso oggetto di dibatiti e critiche e fra coloro che più hanno manifestato la propria contrarietà a riguardo è da annoverare il neoacquisto della Israel Start-Up Nation Jakob Fuglsang.

Penso che ci sia meno rispetto nel gruppo. Non è qualcosa che penso; è vero. Le persone corrono più vicine, usano meno i freni perché vogliono rimanere lì. Ogni piccolo spazio viene utilizzato e tutti vogliono essere davanti” ha dichiarato il danese a VeloNews.

“Ho visto molti cambiamenti nei miei anni nel gruppo, ma il più grande è la mancanza di rispetto tra i corridori. Non puoi lasciare un metro di distanza per rimanere al sicuro perché qualcuno si getterà in quel buco” ha proseguito lo scandinavo, convinto che più delle misure introdotte dall’UCI a far la differenza sia sempre il buon senso dei corridori.

“Possiamo parlare di misure di sicurezza, transenne e altre cose, ma noi come corridori abbiamo la più grande responsabilità per la sicurezza. Ci sono più di questi incidenti pericolosi e dobbiamo dire ‘Ok, non vogliamo che sia così'”.

Non hanno nulla a che vedere col comportamento dei corridori invece i rischi prodotti da un altro veicolo pericoloso presente in corsa: le moto.

"Sono in grado di decidere molte gare o se una fuga rimane a distanza o meno. Possono avere un enorme impatto su una gara” ha affermato deciso Fuglsang.

“Potrebbe esserci una regola o un accordo reciproco secondo cui non si segue la moto. Deve essere un accordo tra gentiluomini e rispetto tra i corridori. Non credo si possano avere cartellini gialli e rossi. Puoi anche dire alla moto di non avvicinarsi a più di 25 metri, ma vogliono le loro immagini per le telecamere” ha chiosato amaro il trentaseienne nativo di Ginevra.

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