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Giro d'Italia: una pedalata nella storia

29 APRILE
CICLISMO/GIRO D'ITALIA

Occuparsi del Giro d'Italia significa occuparsi di uno degli eventi sportivi più importanti dell'anno, di una corsa ciclistica a tappe che ci tiene compagnia per tre settimane e che rende speciale la primavera italiana.

SPORT TODAY

In programma dal 6 al 29 maggio, quella del 2022 sarà l'edizione numero 105: la Corsa Rosa partirà da Budapest, arriverà all'Arena di Verona e si articolerà in 21 tappe per un totale di 3.437,6 km e un dislivello complessivo di 50.610 metri.

 Dalla nascita alla Grande Guerra

Organizzato dalla Gazzetta dello Sport, che bruciò sul tempo il Corriere della Sera, il Giro d'Italia si è svolto per la prima volta nel 1909 ma la sua nascita fu annunciata ufficialmente il 24 agosto del 1908.

 La prima tappa della prima edizione partì da Piazzale Loreto alle 02:53 del 13 maggio e fu vinta da Dario Beni, ciclista romano che coprì i 397 km della Milano-Bologna alla media oraria di 28,090.

A imporsi nella classifica generale fu, invece, Luigi Ganna: l'atleta lombardo, che il 4 aprile si era aggiudicato la Milano-Sanremo, vinse tre delle otto tappe previste e precedette di 2 punti (25 a 27) quel Carlo Galetti che conquistò il Giro nel 1910 e nel 1911.

Dopo che nel 1912 venne stilata solo la classifica a squadre, con successo dell'Atala di Micheletto, Galetti (al terzo trionfo consecutivo) e Pavese, nel 1913 si impose Carlo Oriani detto "El Pucia"

 

Considerato il più duro di sempre, il Giro del 1914 è passato alla storia per cinque motivi.

1) Fu introdotta la classifica generale a tempo, utilizzata tuttora.

2) Presentò la tappa più lunga di sempre: 430,3 km da Lucca a Roma.

3) Fu concluso da appena otto ciclisti (sugli 81 partiti).

4) Si corse alla media oraria più bassa della storia: 23,347.

5) Fece registrare il distacco maggiore (1h57'26") di sempre tra primo e secondo classificato, rispettivamente, Alfonso Calzolari e Piero Albini.

 

Girardengo, Brunero, l'Imbattibile e la Locomotiva umana.

Nelle 17 edizioni disputate tra il 1919 e il 1935 si alternarono in 10 sul gradino più alto del podio.

Lombardo di Cittiglio, Alfredo Binda piazzò 5 vittorie (3 delle quali consecutive), ma l'Imbattibile avrebbe potuto fare meglio se nel 1930 non avesse accettato le 22.500 lire che gli organizzatori gli offrirono per non partecipare al Giro.

Il piemontese Giovanni Brunero collezionò 3 successi mentre Costante Girardengo, considerato il primo grande campione del ciclismo italiano, si impose nel 1919 e nel 1923.

Nel 1934 la spuntò Learco Guerra, ciclista dal fisico possente soprannominato la Locomotiva umana per le formidabili doti di passista.

 

Dualismo da leggenda nell'epoca d'oro

Tra il 1936 e il 1955 si disputarono 15 edizioni che contribuirono in maniera decisiva a creare il mito della Corsa Rosa.

Il dualismo tra Gino Bartali e Fausto Coppi è rimasto ineguagliato nella storia del ciclismo: diversi in tutto, tanto in bici che nella vita, Ginettaccio e il Campionissimo dividevano l'Italia.

Protagonisti di sfide leggendarie e separati da una rivalità tanto accesa quanto corretta, si pensi all'iconica foto dello scambio della borraccia (che invero avvenne il 6 luglio del 1952 al Tour de France), Bartali e Coppi sommarono 8 trionfi: il campione toscano si impose 3 volte, tra la seconda e la terza affermazione passarono addirittura 9 anni, quello piemontese, che detiene il record di vincitore più giovane della storia, chiuse il Giro in rosa in 5 occasioni.

 L'epoca d'oro è ricordata anche per i 2 successi di Fiorenzo Magni (il "terzo uomo" è tuttora il vincitore più vecchio) e per i primi due acuti stranieri: gli svizzeri Hugo Koblet e Carlo Clerici, che seppe difendere il vantaggio accumulato nella prima settimana con una leggendaria fuga-bidone, si imposero nel 1950 e nel 1954.

 

Altri stranieri e altro 5-3

Tra il 1956 e il 1978 si intensificarono i successi stranieri, successi tra i quali spiccano le doppiett del lussemburghese Charly Gaul e del francese Jacques Anquetil e il trionfo dello svedese Gösta Pettersson, che nel 1971 divenne il primo - e per ora unico perché Tommy Prim a dispetto del nome arrivò 2 volte secondo - scandinavo a conquistare il Giro.

Soprannominato il Cannibale e considerato il ciclista più forte di tutti i tempi, il belga Eddy Merckx vinse 5 edizioni in 7 anni e limitò a 3 i successi di Felice Gimondi, bergamasco di Sedrina che vanta il record di podi: 9.

 

Saronni, Moser e il Tasso bretone

Tra il 1979 e il 1986 il Giro ci regalò un altro duello tutto italiano: la rivalità tra Giuseppe Saronni, che si impose 2 volte, e Francesco Moser, che era più portato per le corse in linea ma seppe vincere il Giro del 1984, riportò alla mente quella tra Bartali e Coppi.

La differenza? Il lombardo e il trentino ebbero a che fare con un terzo incomodo più bravo di loro: francese di Bretagna, Bernard Hinault arrivò davanti a tutti nel 1980, nel 1982 e nel 1985.

 

Bugno sempre in rosa e la doppietta di Indurain

Tra il 1987 e il 1996 il Giro fu vinto da ciclisti di 7 nazioni diverse.

I momenti clou? La prodezza dell'irlandese Stephen Roche, che nel 1987 sulle strade italiane gettò le basi dell'incredibile tripletta Giro-Tour-Mondiale, il successo di Gianni Bugno, in rosa dalla prima all'ultima tappa, la doppietta dello spagnolo Miguel Indurain (un fenomeno che conquistò 5 volte di fila il Tour de France), l'unica vittoria statunitense della storia, arrivata nel 1988 per merito di Andrew Hampsten, e i primi 2 acuti russi.

 

Undici su undici azzurro

Tra il 1997 e il 2007 l'Italia piazzò un clamoroso 11 su 11.

Alle doppiette di Ivan Gotti, Gilberto Simoni e Paolo Savoldelli, si aggiunsero i successi di Marco Pantani, il leggendario Pirata che nel 1998 piazzò la favolosa accoppiata Giro-Tour, Stefano Garzelli, Ivan Basso (che concederà il bis nel 2010), Damiano Cunego e Danilo Di Luca.

 

Contador, lo Squalo e altri 10

Le ultime 14 edizioni del Giro d'Italia si sono caratterizzate per l'alternanza: vincendo 2 volte, Alberto Contador ha raddoppiato il bottino complessivo degli spagnoli; Ryder Hesjedal (Canada), Tom Domoulin (Paesi Bassi), Nairo Quintana ed Egan Bernal (Colombia), Richard Carapaz (Ecuador), Chris Froome e Tao Geoghegan Hart (Gran Bretagna) hanno portato a 15 il numero delle nazioni capaci di conquistare almeno una volta la Corsa Rosa.   

L'Italia? Grazie al già ricordato bis di Basso, all'acuto del compianto Michele Scarponi e ai 2 successi di Vincenzo Nibali, gli azzurri sono saliti a 69 vittorie, vittorie conquistate da 42 ciclisti diversi e una squadra.

Vincenzo Nibali

getty imagesNibali

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