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Colbrelli, oggi nello staff della Bahrain-Victorious dopo il ritiro per i problemi cardiaci e l’impianto di un defibrillatore, sottolinea anche come sia “un errore clamoroso” snobbare la maglia di campione europeo, perché “se c’è in palio una casacca che per un anno ti fa distinguere da tutti gli altri... ogni corridore la desidera. Quella europea, poi, è particolarmente bella. Ha le stelle e sembra che ti faccia toccare il cielo”. Inoltre, afferma Colbrelli, “se ti chiama la Nazionale, come si fa a non rispondere? Rinunciare non è bello. Il fatto di poter dare il proprio valore aggiunto per far crescere la maglia azzurra e lottare per un obiettivo comune è un privilegio”.
Un privilegio di cui la vita lo ha privato a soli 32 anni. “Dolore, ansia, rabbia: quando vedi i tuoi colleghi che stanno correndo e tu sei a guardarli, magari dall’ammiraglia... Non sono sensazioni che mi sono passate – racconta –. Quando sei nella gara, alle corse, ti vengono in mente sempre quei ricordi lì. Quello che hai fatto, quello che potevi fare, quello che avevi costruito. Dimenticare è difficile. Sarà il tempo ad aiutare a sanare questa cicatrice enorme che è stato il mio addio al ciclismo”.
Getty ImagesSonny Colbrelli