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Ciclismo: i sogni e i programmi di Davide Rebellin

10 NOVEMBRE
CICLISMO

“Vorrei correre ancora l’anno prossimo, ma intanto penso a recuperare”

SPORT TODAY

Non ci voleva proprio l'infortunio che lo sta costringendo ad un recupero lungo, e faticoso. Ma nel dna dell’atleta della Work Service-Marchiol Vega, che quest’anno è entrato nella storia come il primo ciclista 50enne a partecipare a una competizione professionistica, non manca lo spirito e la voglia di tornare ad essere protagonista in sella alla sua bicicletta.

"Adesso penso di tornare al 100% fisicamente, ritrovare la mobilità della caviglia e della gamba. Poi vediamo. La mia intenzione è fare ancora qualche gara il prossimo anno, vorrei smettere in un modo differente la mia carriera. Intanto penso a recuperare bene e a riprendermi perfettamente. Il resto lo vedremo." Queste le prime parole rilasciate durante l’ultima puntata di SpazioTalk.

I risultati della stagione sono comunque stati più che buoni visto e considerata l'età, ma soprattutto il messaggio che Rebellin vuol far passare. 

Lo sport non è solo vittorie, ma anche dare messaggi. Bisogna dare il messaggio di uno stile di vita corretto, di amare quello che si fa e crederci sempre. È di stimolo per tanti, per i giovani che iniziano a pedalare ma anche per gente della mia età, o un po’ più anzianotta, che fa le Gran Fondo e si diverte in bici. Penso che sia un bel messaggio, che ho il piacere di trasmettere, al di là dei risultati. I risultati sono venuti, anche se ho corso poco sono stato protagonista. Ecco, io voglio correre fino a che sono protagonista. Se vedo che corro senza fare risultati no grazie, avrei già smesso. Ma finché mi sento bene mi fa piacere essere lì. Questo è l’infortunio più grave, più impegnativo della mia carriera. Però riparto sempre, con lo spirito di tornare al livello che avevo prima.

Infine chi meglio di Davide Rebellin può consigliare le nuove generazioni su come affrontare e gestire el rispettive carriere. 

È vero che i giovani sono sorprendenti, però a mio avviso sono troppo caricati di pressione. Ora si pretende tanto da loro e questo va a loro rischio, soprattutto mentale. Consiglio loro, per quanto possibile, di divertirsi. Quando c’è questa componente di fare quello che si fa con il sorriso è molto più facile e si può durare molto più a lungo. Sono cambiati il modo di correre e le metodologie, rispetto a qualche anno fa. Si chiede molto più a ragazzini e giovani, di dare tutto. Però se il ciclismo viene preso in un certo modo si può durare tanti anni. L’importante è non sobbarcarsi troppo la pressione, soprattutto in questo sport di alto livello in cui tutto è seguito al meglio per rendere al meglio.

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