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Ciclismo, Garzelli ricorda Pantani ed elogia Nibali e Colbrelli

4 OTTOBRE
CICLISMO

Il campione del Giro d'Italia nel 2000: "La partenza da Roma è stata bellissima, il giorno prima siamo stati ricevuti al Papa ed è stata una grande emozione".

SPORT TODAY

Intervistato da OA Sport, Stefano Garzelli ha ricordato la sua vittoria nel Giro d'Italia 2000: “La partenza da Roma è stata bellissima, il giorno prima siamo stati ricevuti al Papa ed è stata una grande emozione. E’ stato un Giro bello, sofferto, goduto e vinto. Partecipare alla Corsa Rosa è il sogno di ogni bambino in bicicletta, vincerlo poi è qualcosa che rimarrà per sempre impresso nel cuore. Un’emozione difficile da descrivere”.

Per Garzelli non c'è mai stato uno scalatore come Pantani: “Per un semplice motivo: a dicembre con la squadra facevamo sempre il ritiro a Terracina e lì c’era una salita che si chiamava “Le Querce”: lui era arrivato al raduno senza allenamento, a differenza nostra che pedalavamo già da un paio di settimane, e ci staccò tutti. Questo è il talento. Un aneddoto? Quando dopo la tappa di Briancon al Giro d’Italia del 2000, la sera prima della crono, siamo usciti a fare due passi e ad un certo punto guardandomi in faccia mi disse: “Stai tranquillo che domani vai in maglia rosa e vinci il Giro” e me lo disse con estrema tranquillità. Marco era un ragazzo che non parlava tanto, si apriva il giusto. Aveva ragione…”.

Garzelli chiude parlando di Nibali e Colbrelli: “Vincenzo ha fatto la storia del ciclismo italiano e non solo. Poter lottare per il podio in un Grande Giro la vedo tosta soprattutto per i tempi di recupero: alla sua età recuperi in maniera totalmente differente rispetto ad un ragazzo di vent’anni, ma può provarci. Al Giro di Sicilia è andato molto forte e sono felice che sia tornato a vincere nella sua terra. Il prossimo anno poi cambierà squadra, torna in una formazione dove ha vinto tanto e credo che sia importante per lui cambiare aria, senza nulla togliere alla Trek-Segafredo che in questi anni ha fatto un grande lavoro. Colbrelli? Il modo in cui ha corso Sonny è stato esemplare. La Parigi-Roubaix di Colbrelli è stata l’università del ciclismo. Sfortunato invece Gianni Moscon, avrebbe fatto anche lui qualcosa di straordinario, ma da quando ha cambiato la bici in seguito alla foratura non la guidava più come prima e il posteriore gli partiva molto di più. Magari è stata solo una mia impressione…”.

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