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Colbrelli non parla di errore tattico azzurro: “Bettiol ha acceso la corsa. Poteva aspettare ancora un giro, ma da casa e dal divano è sempre facile parlare. Attaccare da lontano era l'unico modo per sorprendere i grandi favoriti. Corridori come Van der Poel, Van Aert e Pogacar hanno una marcia in più. Sono superiori a tutti. Noi abbiamo provato a fare la “fagianata”, come direbbe Magrini. Van der Poel ha nettamente una marcia in più, in 20 minuti ha rifilato a tutti 1’45”, aveva una progressione da paura”.
Chi ha sbagliato è stato il Belgio, che aveva 4 corridori nel gruppo di testa: “Con il Belgio si sono viste due squadre: chi con Van Aert e chi con Evenepoel. Si sono corsi contro e questo è stato visibile a tutti. Non hanno corso da gruppo, come la nostra Nazionale. A noi Italiani ci manca un leader puro com’era Paolo Bettini”.
Ai prossimi Mondiali l'Italia potrà dire la sua: “Ci saranno Ciccone, Zana, ma anche Bagioli. Spero poi che ci sia qualche giovane che possa crescere come per esempio Tiberi. Il sogno chiaramente è quello di riportare l’iride in Italia. Speriamo di avere un po’ più chance anche con lo stesso Bettiol, che anche stavolta ha corso davvero forte”.
L'Italia ora spera nella cronometro con Filippo Ganna, campione in pista nell'inseguimento individuale: “Per me Ganna può vincerla. Van Aert può avere il dente avvelenato, però la corsa su strada è stata molto dispendiosa e bisogna vedere come ci arriva. Lo stesso vale per Remco Evenepoel che dovrà fare i conti anche a livello di testa dopo la prova al di sotto delle aspettative su strada”.
Colbrelli l'ultimo grande campione italiano nelle corse di un giorno per gli italiani: “Per me significa molto, è importante. Chiaramente mi piacerebbe essere ancora lì a lottare con la Nazionale, visto che comunque il percorso del Mondiale era adatto alle mie caratteristiche”. La vita di Sonny ora è però un'altra: “Piano piano mi sto abituando. Il tempo guarisce tutte le ferite. Non è facile ma ci sto riuscendo. Oggi sono direttore sportivo con la mia squadra, la Bahrain-Victorious, e sono immagine di aziende come Valsir, Alè, Rudy Project, Sidi e Merita Italia. Con quest’ultima ho realizzato le mie biciclette: le Merida Reacto, 71 pezzi proprio come il numero del dorsale che avevo alla Roubaix”.
La prossima grande corsa a tappe è la Vuelta: “Il favorito? Direi Roglic, la Jumbo è fortissima. Vingegaard sarà, secondo me, una spalla per lo sloveno”. Con il Mondiale già corso, però, le corse di settembre rischiano di perdere importanza: “Per tanti corridori sì, perché in molti facevano la Vuelta per preparare il Mondiale. Può togliere qualche velocista in più o uomo da classiche, ma per gli scalatori non cambierà niente”.
Getty ImagesParigi-Roubaix: le foto del trionfo di Colbrelli