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Tamberi, l'asticella si alza sempre di più: "Voglio lasciare il segno"

1 SETTEMBRE
ALTRI-SPORT/ATLETICA

Il campione marchigiano punta Parigi: "Nessuno si è mai ripetuto nel salto in alto, quando non mi caricano gli avversari mi rivolgo al pubblico".

SPORT TODAY

Zurigo di fatto conclude la stagione in cui Gimbo Tamberi ha ultimato il suo filotto più prezioso, l'oro al Mondiale di Budapest deve essere lo slancio per fare la storia ai Giochi Olimpici di Parigi: "Mi commuovo guardando la medaglia di Tokyo perché ci sono cinque anni di attesa, di dieta, di dubbi, di recupero da due operazioni chirurgiche. Sogno il momento in cui la mia carriera sarà finita e potrò ripercorrerla; allora potrò lasciarmi andare dolcemente alle emozioni, senza dovermi preoccupare della tecnica o di non rifare quegli sbagli. A Parigi vorrei vincere ancora, nel salto in alto non c'è riuscito nessuno. Amo chi vuole lasciare un segno" racconta a 'La Repubblica' l'olimpionico di Tokyo.

La popolarità del capitano Azzurro va oltre i risultati che lo hanno proiettato tra le leggende del nostro sport, è frutto di empatia e leaderhip naturali: "Sarebbe un onore fare il testimonial delle Marche, non le ho mai lasciate: sono casa mia, ci vivo e mi ci alleno, ci sto bene e mi sono sposato a Pesaro, sto costruendo casa mia appena fuori Pesaro; non mi esprimo sulla scelta di Mancini, anzi non ci sarebbe nulla di male a fare in due i testimonial. Un'altra condivisione? Tranquilli, alle prossime Olimpiadi io e Barshim non ripeteremo la scelta di Tokyo; Non mi sento in colpa per avere condiviso l'oro, abbiamo in fondo coronato un'amicizia, nella rivalità. Siamo sempre in contatto, andiamo spesso a cena con le mogli: quando stavo male e non aprivo la porta a nessuno, lui ha avuto la pazienza di bussare e ribussare, non ha permesso stessi da solo".

Un giorno tutto ciò sarà messo alle spalle, perciò l'iridato 2023 punta a ricevere emozioni in pedana, come un calciatore davanti al pubblico amico: "Sogno ancora di volare e non ci sono errori, né incidenti; tutto va sempre bene, questo quando mi sveglio mi aiuta. Solo una volta dopo Tokyo ho avuto l'incubo di essere derubato della medaglia. E' un privilegio essere accostato a Consolini, Mennea, Simeoni: amo chi resiste, chi si migliora, chi fa sacrifici, chi non si abbatte quando tutto va male, chi lotta sempre, chi c'è nei momenti difficili, chi è insistente e consistente; voglio salire si più. A Budapest ho saltato 2.30 in riscaldamento, non mi era mai capitato: ero pronto a saltare 2.40, ma ho celebrato il titolo con tutto lo stadio.. Cerco sempre di alzare l'asticella: se mi spingono i rivali meglio, altrimenti chiedo aiuto al pubbllico; negli sport di squadra esiste il fattore-campo, quello cerco, che sia casa mia ogni pedana".

 

 

 

Tamberi

Getty ImagesOro nel salto in alto a Budapest

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