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La vittoria da 'ousider' cancella il solo zero in carriera, la forza mentale alla Djokovic cancella la pressione: "Vincere tutto è da fenomi assoluti: è riuscito a farlo da outsider, Barshim veniva da tre ori consecutivi, c'erano il sudcoreano Woo e lo statunitense Harrison, che potrebbe concorrere alla grande nel salto in lungo e che ha guidato la finale sino ai 2.33, quando siamo entrati in 'zona Tamberi'. La qualificazione sofferta non ha abbattuto l'Azzurro, che si è caricato ancora di più: ha gestito la pressione di una rassegna che era diventata una specie di ossessione, dopo il quarto posto di un anno fa a Eugene con la medesima misura della medaglia di bronzo, conquistando l'oro con la sua incredibile forza mentale, in stile Novak Djokovic. Tamberi è un fuoriclasse che non puoi dare per vinto sino all'ultimo respiro, nemmeno se nel salto precedente ti ha dato l'impressione di essere sulle ginocchia: è il guascone delle pedane, l'uomo che si presenta con mezza barba fatta e mezza no, quello che scherza con gli avversari durante la gara, il Capitano che incita i compagni e che si siede alla batteria prima della finale".
Lo sport italiano ha due veri e propri miti di cui Tamberi ricalca. per il modo di gareggiare, le orme: "Per restare in casa nostra, fa pensare a due atleti inimitabili come Alberto Tomba e il suo conterraneo Valentino Rossi, campioni in grado di marchiare a fuoco i loro sport e di esaltarne la portata mediatica per le vittorie in serie e l'atteggiamento scanzonato; la forza di Tamberi sta nel talento, negli allenamenti e nella leggerezza, manfrine che possono non piacere a qualcuno, ma che sono il suo mezzo per andare oltre i limiti. Ci è riuscito a capo di una mezza rivoluzione tecnica: qualche mese fa è passato dal papà-allenatore a Giulio Ciotti. Teniamoci stretto questo cavallo pazzo, meraviglioso patrimonio dell'umanità sportiva".
Getty ImagesOro nel salto in alto a Budapest