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Il marciatore altoatesino non sarà quindi processato per doping. Questo il nocciolo della sentenza depositata nella mattinata di giovedì 18 febbraio.
Si chiude così, almeno a livello penale, il calvario dell’olimpionico di Pechino 2008, che iniziò dopo essere stato trovato positivo ad un controllo a sorpresa nel 2016 a Racines e poi squalificato per 8 anni dal sistema sportivo con l’accusa di aver fatto uso di testosterone alla vigilia dei Giochi di Rio de Janeiro, a cui Schwazer fu costretto a rinunciare.
La decisione della giustizia ordinaria non avrà però ripercussioni positive di alcun tipo su quella sportiva. La squalifica, infatti, rimane, né esiste la possibilità di rifare il processo. L’unica strada che può seguire Schwazer è quella di avanzare una richiesta di grazia al Cio, facendo leva proprio sul pronunciamento positivo della giustizia ordinaria.
Dopo la decisione del Gip, Schwazer ha finalmente ritrovato il sorriso: "Sono molto felice che dopo 4 anni e mezzo di attesa finalmente è arrivato il giorno in cui è stata fatta giustizia. Probabilmente non potrò dimenticare tutte le cose - prosegue in un file audio diffuso attraverso la sua manager Giulia Mancini -, ma il giorno di oggi mi ripaga un po' di tante battaglie che insieme ad altri che mi sono stati vicini ho dovuto affrontare in questi quattro anni e mezzo, che non sono stati per nulla facili".
Per il Gip di Bolzano Walter Pelino c'è "un alto grado di credibilità razionale che i campioni d'urina prelevati ad Alex Schwazer il primo gennaio 2016 siano stati alterati allo scopo di farli risultare positivi e, dunque, di ottenere la squalifica ed il discredito dell'atleta come pure del suo allenatore, Sandro Donati". Adesso bisognerà trovare il colpevole, ma per Schwazer oggi può bastare anche così.
Getty ImagesAlex Schwazer, marciatore italiano oro olimpico a Pechino 2008