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A 'La Gazzetta dello Sport' il vincitore di Rio e Tokyo ha concesso una lunga intervista in cui ha parlato dei Giochi Olimpici a Parigi, città in cui vinse, 18enne, il titolo iridato sui 5000: "Ho scelto di ritornare in gara a Berlino, sarà la prima tappa nel percorso di avvicinamento a Parigi, le strade di quella città mi vogliono bene; il percorso è estremamente veloce e l'organizzazione perfetta, punto a fare bene: posso considerare importante anche il tempo di 2h03', se maturato in un certo modo. Mi sto allenando al meglio dopo una prova andata male, ho risolto i guai alla coscia; non si può avere il controllo di quanto accaduto in passato, ma possiamo gestire ciò che hai oggi tra le mani e programmare il futuro. Berlino incompatibile con il sogno delle sei Majors? Mancano Boston e New York, è un obiettivo anche se l'età avanza, ma tra quello e le Olimpiadi sceglierei Parigi".
Il 38enne keniota, che nel 2019 a Vienna è stato, pur in una gara non ufficiale per via di aiuti non regolamentari, il primo (e unico) atleta a correre sotto le due ore, parla di avversari e compagni che incontra lungo il cammino: "Sarà un percorso duro quello parigino? Ci saranno le stesse difficoltà e le stesse condizioni atmosferiche per tutti, ho nel mirino un obiettivo storico; in Kenya c'è molta concorrenza, ma farò di tutto per esserci e meriterò la convocazione. Il muro delle due ore è alla portata di Kelvin Kiptum, a Londra il suo tempo è stato di 2h01'25"; è una grandissima fonte di ispirazione Faith Kipyegon, che ha centrato tre record mondiali in 50 giorni. Quanto a me, penso di portare a tre le maratone che corro in un anno: bisogna diversificare e promuovere il 'running'".
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