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Risultati sportivi i suoi che vanno oltre il semplice mondo dell’atletica. “La violenza domestica è un male endemico – dichiara Kipyegon –, però nel mio Paese è in corso una rivoluzione culturale: do il mio contributo. L’esempio è la miglior radice del cambiamento: aiuto le africane correndo”. Risultati ottenuti grazie alla pazienza e all’autodisciplina, “in miei due valori più grandi”. E da atleta dimostra anche che l’uguaglianza tra uomini e donne è possibile. “Il governo mi assiste, mi sento trattata bene, non mi lamento. Credo di avere le stesse opportunità e gli stessi contratti dei maschi” afferma.
La sua storia è anche la dimostrazione che una gravidanza non rappresenta necessariamente la fine dei propri obiettivi. “Credevo – racconta – che Alyn fosse la fine dell’atletica e invece è stata l’inizio di tutto. Non potevo immaginare che sarei tornata dalla maternità (affrontata a 24 anni, ndr) e avrei vinto l’argento al Mondiale di Doha. La mia vita è cambiata, io sono cambiata. Ho creato un logo: mother stronger. Non sono mai stata così forte, Alyn capisce tutto, sa dei miei record e dei miei successi. Da grande farà lo sport che vorrà, nel frattempo insieme a Dio è la parte più importante del mio viaggio”.
E chiusa la carriera “allenerò – dice Kipyegon –. Ho i primati e le medaglie, Parigi 2024 mi aspetta: doppierò anche ai Giochi. Ma il sogno è vedere le bambine keniane crescere tra amore e rispetto”.
gettyimagesFaith Kipyegon