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Caso Alex Schwazer: Abodi tornerà a studiare il fascicolo?

11 LUGLIO
ALTRI-SPORT/ATLETICA

La proposta è stata lanciata dalla Gazzetta dello Sport dopo il successo della docu-serie di Netflix

SPORT TODAY

Il successo della docu-serie “Il caso Alex Schwazer” prodotta da Netflix e la sua nomination ai Nastri d’Argento 2023 nella cinquina delle migliori produzioni riaccendono l’attenzione sul marciatore e sulla sua squalifica per doping. Squalifica che terminerà il prossimo 7 luglio, troppo tardi comunque per poter sognare le Olimpiadi di Parigi visto che i termini per qualificarsi nella gara dei 20 chilometri scadono una settimana prima. Una data che è finita essa stessa tra i punti critici della vicenda essendo né quella della positività (il 13 maggio) né quella della comunicazione all’atleta (21 giugno), ma quella delle controanalisi. 

Proprio la serie di Netflix è servita a riaccendere i riflettori su una vicenda giudiziaria dalle molte zone d’ombra e ufficialmente non ancora chiusa. L’avvocato Gerhard Brandstaetter, infatti, ha fatto opposizione all’archiviazione stabilita dalla procura di Bolzano della tesi del complotto denunciata dallo stesso Gip. Una vicenda quella di Schwazer per la quale si era mossa anche la commissione cultura della Camera. “E se il ministro dello Sport, sempre piuttosto sensibile sul tema dei rapporti fra giustizia sportiva e ordinaria, riprendesse a studiare il caso?” si chiede Valerio Piccioni sulle pagine della Gazzetta dello Sport.

Tra i punti oscuri del caso Schwazer anche la sintonia mostrata fra la Wada e la Iaaf (oggi World Athletics), in cui viene meno la neutralità che dovrebbe avere l’Agenzia mondiale antidoping a beneficio degli atleti controllati. La sintonia tra Iaaf-World Athletics e Wada si nota anche in passaggi dirigenziali dall’una all’altra realtà: Ross Wenzel, ex avvocato della World Athletics, lavora per la Wada in Canada mentre David Howman, ex direttore generale Wada, è il responsabile della “Integrity Unit” della World Athetics.

Tra l’altro inchieste successive getteranno ombre sulla stessa Federazione mondiale di atletica. La giustizia francese ha condannato l’allora presidente della Iaaf Lamine Diack e cinque complici, tra cui responsabile dell’antidoping Gabriel Dollè, per corruzione (ricattavano atleti in odor di doping offrendo silenzio e insabbiamento in cambio di soldi). Lo stesso vicepresidente Sebastian Coe, fra i più intransigenti nella vicenda del marciatore italiano, è stato poi accusato di essere stato reticente nella vicenda dello scandalo del doping russo.

Tutto questo con un’ordinanza del giudice del gip Walter Pelino del tribunale di Bolzano che scagionava Schwazer dall’accusa del secondo doping sostenendo che era stato vittima di un complotto. Ordinanza che la Wada ha definito “delirante”. 

Alex Schwazer

Screenshot da RaiAlex Schwazer

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