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Dopo aver vinto la medaglia di bronzo sui 200 a Tokyo e tre ori mondiali, tra Doha e Eugene, sui 200 e in staffetta, il 26enne della Florida ha deciso di testarsi sulla gare regina dell'atletica: "Volevo esplorare la velocità pura, per dimostrare che sono il futuro: da domenica il mondo ha girato pagina, per la prima volta sul podio c'era anche un africano. Mi ha sorpreso che non ci fosse alcun atleta medagliato a Tokyo, o a Eugene: noi americani ci siamo sempre, c'era Coleman e la nuova generazione di sprinter, Kerley non era in forma e aveva qualche problemino fisico. Jacobs? Non sapevo che fosse stato a lungo ai box per un infortunio, lo aspetto in Diamond League".
Per 34 volte Noah è sceso sotto i 20" sui 200, con un personale ancora distante 12 centesimi da Bolt: "Ho detto che correrò i 200 in 19"10 e ci riuscirò: sono certo di valere quel tempo, ma capisco chi sia è scettico. Ho fatto pace con Usain, ci siamo incontrati in Giamaica e ha predetto che sarò il suo erede, il solo che possa battere il suo primato (19"19). In questo Mondiale punto a tre titoli: venerdì ci sono i 200 e sabato farò volare la 4x100, gli USA possono fare a meno di me in batteria; all'Olimpiade di Parigi l'obiettivo sarà lo stesso".
Getty ImagesOro sui 100 a Budapest