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L'Italia si è classificata ottava nella classifica a punti, alla pari di Australia e Paesi Bassi, in virtù di quattro medaglie e tredici finalisti: "Nell'atletica ci sono i cicli, questa è la nostra età dell'oro; in pista tutti danno il massimo, quattro primati nazionali, firmati tutte da donne, nove personali e quindici stagionali. I nostri atleti di punta sono ormai icone, riferimenti assoluti: Jacobs e Tamberi sono da accostare a Consolini, Mennea e Simeoni, a Valentino e alla Pellegrini, e dietro c'è ambizione: gli 800centisti, Larissa e Furlani, che fanno esperienza, qualche contro-presstazione al Mondiale è fisiologica, non è un meeting; Tokyo non era un caso, non siamo più l'atletica di provincia, abbiamo investito nelle risorse umane (le società) e il territorio reagisce, chiederò più risorse a sponsor e istituzioni, se l'atletica va bene, va bene l'intero sport italiano".
C'è un suggerimento logico, per quanto trito e ritrito: "L'atletica deve tornare nelle scuole, è il suo habitat naturale, basta un cortile in cui corrano i ragazzi; non ritorneranno i tempi dei Giochi della gioventù, ma vorrei che le Università creassero enclavi dell'atletica per riprodurre il format dei campus".
Le riflessioni sui velocisti e su Crippa sono carezze di chi è stato in pista: "Filippo è stato zavorrato dal 9"99 dall'eccesso di aspettative, la staffetta lo aiuterà a ritrovarsi nella gara individuale, come ha reagito dopo lo smacco nella batteria dei 200; Crippa è a metà guado, in maratona è difficile battersi contro atleti che valgono due ore, insisterei a limare 5mila e 10mila. Jacobs? Al Mondiale Indoor ha battuto Coleman, valeva 9"75: dal virus in Kenya in poi ha avuto problemi, secondo me ha influito sul sistema muscolare. Ora vuole la Cina e finirà la stagione ampiamente sotto i 10": gli consiglio di non partecipare ai Mondiali Indoor, si deve concentrare sugli Europei a Roma e sulle Olimpiadi a Parigi, se le rivince nessuno si ricorderà dei due Mondiali persi".
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