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Alex Schwazer: questa è la mia verità. Ora sono pronto ad andare avanti

14 APRILE
ALTRI-SPORT/ATLETICA

La vicenda doping dell’olimpionico è ora al centro della docuserie Netflix “Il Caso Alex Schwazer”

SPORT TODAY

Il Caso Alex Schwazer. Disponibile da ieri su Netflix la docuserie che racconta i retroscena della seconda positività del marciatore italiano, oro nella 50 km di marcia alle Olimpiadi di Pechino 2008. “Una serie che mi rispecchia a sufficienza”, afferma l’atleta ospita di Deejay chiama Italia.

“Per verificare se le urine date al tribunale di Bolzano fossero realmente mie – racconta – è stata fatta dal colonnello Lago dei Ris la prova del DNA. E in quel campione il livello di DNA era troppo alto. Questo significa che era stato sicuramente ritoccato. Non potevano essere quelli i valori di una provetta vecchia 2 anni”.

Il tribunale di Bolzano scagiona quindi l’atleta, ma la giustizia sportiva no. Non cambia la sua sentenza. Alex Schwazer è squalificato fino al 2024. “Il Tribunale federale svizzero ha detto di no alla revisione del processo sportivo, prevista dallo stesso codice WADA – sottolinea il corridore –. La motivazione è stata che le indagini di Bolzano avevano l’unico scopo di verificare la mia colpevolezza, perché in Italia il doping è reato”.

Una vicenda umana e sportiva che nasce nell’avvicinamento al doping durante la preparazione per le Olimpiadi di Londra 2012, da cui deriva la prima squalifica per positività all’Epo, e la voglia di cancellare quella macchia con una vittoria pulita alle Olimpiadi di Rio de Janeiro. La data di fine squalifica è il 30 gennaio 2016.

“Per evitare la percezione di appestato – racconta Alex Schwazer– volevo dare delle garanzie in più. Garanzie che le regole non impongono, secondo me sbagliando. Lo volevo fare nonostante queste cose hanno un costo importante”. Con questo obiettivo si avvicina a Sandro Donati, personaggio molto discusso nell’ambiente dell’atletica, perché non in linea con la politica federale. “Prima del suo ok – racconta – abbiamo avuto tre-quattro incontri in cui mi ha fatto tantissime domande. Voleva essere sicuro”. Ma il 21 giugno arriva la comunicazione di una nuova positività. Quella al centro della docuserie.

“Il controllo incriminato è del primo gennaio 2016. In un primo momento è negativo, poi dopo ulteriori analisi di approfondimento a maggio risultata positivo. Ma lo sappiamo soltanto a metà giugno. Credo che il ritardo fosse solo per farci perdere tempo. Le olimpiadi erano ad agosto”. Le controanalisi richieste confermano la positività: presenza di metaboliti da testosterone sintetico. “Onestamente da subito ho pensato a un errore non voluto, non una cosa del genere – ha dichiarato – Pensavo a una contaminazione da laboratorio. Come difesa avevamo poco. Tutti gli altri controlli erano negativi”. Quel controllo Schwazer lo ricorda bene: “A Capodanno ho bevuto un po’ di alcool e questo ha la capacità di alzare il testosterone nelle urine”.

Ma oggi tutto questo è passato. “Oggi sto bene – dichiara –. Non sono un’istituzione che ha disponibilità economiche infinite. A un certo punto devi capire se puoi continuare a vivere senza avere il riconoscimento della tua innocenza. Io sono pronto ad andare oltre”.

 

Alex Schwazer

Getty ImagesAlex Schwazer

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