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Da mito a mito, Dino Meneghin manda un messaggio all’amico Meo Sacchetti, incoraggiando l’Italia del basket a spingere ancora più in alto l’asticella a Tokyo 2020.
Dopo il miracolo della qualificazione con la vittoria in Serbia nel Preolimpico e dopo il passaggio ai quarti in un girone tutt’altro che banale, gli Azzurri si affacciano alla fase ad eliminazione diretta con entusiasmo ed umiltà.
E proprio questa è la forza del gruppo, almeno secondo il parere di Meneghin, intervistato dal 'Corriere dello Sport' dopo la vittoria sulla Nigeria valsa il passaggio del turno: "Che nel gruppo ci fosse una bella chimica era stato chiaro dal preolimpico. E’ una squadra ben rodata, dove tutti sanno essere protagonisti senza che nessuno rubi spazio o faccia le bizze. Si conoscono, si rispettano, si difendono l’uno con l’altro. Non c’è la superstar spocchiosa che mentre gli altri si sbattono sta in un angolo a bere Sakè, visto che siamo in Giappone. Forse. Non c’era molta fiducia e loro hanno risposto nell’unico modo possibile: facendo parlare i risultati”.
Meneghin si è poi soffermato sui meriti del ct: “Il ruolo di coach sta tenendo Meo a freno rispetto a come era in campo da giocatore. Però, quando è stato inquadrato nel momento in cui la squadra si è stretta a cerchio, ho riconosciuto lo sguardo del gladiatore che non aveva paura di nulla e nessuno. Meo è un uomo di poche parole. Però quando le dice sono pietre. Crede che questi ragazzi siano stati sottovalutati? “
E adesso? Con un vincente nato come Dino, vietato parlare di obiettivo minimo raggiunto...: “Non sopporto sentir dire che non c'è niente da perdere. Chi fa sport non ci sta mai a perdere e sarà così anche per gli azzurri. Ora niente è precluso e il risultato, la possibilità di scrivere una pagina storica, è nelle loro mani”.
Getty ImagesDino Meneghin, argento olimpico a Mosca 1980