BASKET/NBA

Tutti gli sbagli dei Nets

22 GIUGNO
BASKET/NBA

Un'idea stravolta in corsa, i dubbi su D'Antoni e Nash.

GUIDO BAGATTA

Alla fine, la delusione più grossa di questi playoffs NBA è stata Brooklyn, non ci sono dubbi. I Nets hanno fallito con un’idea, nata due anni fa, quando presero Durant, che nel frattempo si era infortunato al tendine di Achille. Contemporaneamente erano partiti altri progetti “teleguidati” dal general manager Sean Marks, tutti puntati a vincere subito, cosa che poi non è successa. Ma di chi sono le colpe di questo flop?

Un po’ di tutti a partire dallo stesso Marks per passare ad Irving (ancora una volta un giocatore stellare sul quale, per tanti motivi, non si può contare mai nei momenti decisivi) arrivando a Steve Nash ed anche (e secondo molti soprattutto) a Mike D’Antoni. Sicuramente anche la sfortuna, con i tanti infortuni che si sono susseguiti durante l’anno, ha fatto la sua parte ma la squadra si poteva e doveva gestire molto meglio. Ho sentito parecchie voci che confermano una sensazione generale, ovvero che, il vero allenatore di questa edizione dei Nets, fosse in realtà D’Antoni e non Nash, troppo acerbo e inesperto per stare da solo, al suo primo anno in assoluto in panchina.

Qualcuno, facendo un paragone con il nostro calcio, ha avvicinato il coach di Brooklyn ad Andrea Pirlo (tra l’altro Nash è un grande appassionato di pallone) con la differenza però che, mentre la Juve non ha cercato di aiutare il suo deb in panchina, mettendogli un veterano al suo fianco, i Nets ci hanno provato, anche se poi l’esperimento si è dimostrato un fallimento.

La teoria che il vero coach dei Nets fosse proprio l’indimenticato playmaker del Billy non è poi così strampalata, anzi, visti i segnali che da marzo in poi sono giunti dal campo, sembra anche più che plausibile. Come i più attenti di voi avranno notato, con l’arrivo di Blake Griffin, Brooklyn ha smesso di giocare con un centro vero e proprio, trademark del gioco d’antoniano se ce n’è uno. Il povero De Andre Jordan, arrivato al Barclay’s center per spaccare il mondo, come secondo (poi terzo ed ancora quarto) big della squadra, è finito completamente fuori dalla rotazione tanto da non mettere più il naso in campo per quasi due turni di playoffs. Una decisione che “odora” tanto di Mike e poco di Steve, considerando anche quanto D’Antoni ha fatto nelle sue ultime stagioni da capo allenatore. Ricordate l’anno scorso a Houston? Squadra smembrata per cercare di implementare un impossibile small ball, con il “sacrificio capitale” di quel Clint Capela che, visto in questi giorni con gli Hawks, tanto male non ti fa giocare…

Eppure, D’Antoni sulla pallacanestro senza un centro “di ruolo” ci ha costruito una carriera, prima a Phoenix, con ottimi risultati e con un gioco che ha sicuramente dato una svolta alla NBA, poi a New York, Los Angeles e Houston, dove le cose sono andate decisamente meno bene, per usare un eufemismo. Ma evidentemente l’NBA crede ancora in questa formula tanto che lo stesso Mike sembra pronto a firmare con Portland dove il centrone Jusuf Nurkic sta ancora discutendo con il club, sull’ultimo anno del suo contratto e su quanto dello stesso sia garantito…

Quindi presto vedremo senza D’Antoni al suo fianco, cosa saprà fare da “solo” lo stesso Nash: se volete fare una scommessa, la sua prima mossa sarà quella di chiedere a Marks di prendergli un centro vero sul mercato. E potrei giurare che verrà accontentato, magari proprio con un tentativo con i Trail Blazers. Never say never.

GUIDO BAGATTA
Kevin Durant

Getty ImagesKevin Durant, trascinatore dei Brookyn Nets

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