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A tornare sull’argomento è stato lo stesso giocatore oggi ai Lakers il quale ha voluto nuovamente dire la sua su alcune sfaccettature dell’accaduto fornendo, in aggiunta, alcuni retroscena piuttosto succosi.
Lebron infatti in quella circostanza, subito dopo l’annuncio, è stato bollato dai più come il “cattivo” della situazione.
“Sono stato ritratto in tanti modi diversi, ma non ero quel tipo di persona. In un certo senso sono diventato il cattivo perché mi son ritrovato etichettato in questa maniera quindi in quel momento ho pensato ‘Cavolo, se vogliono che io sia quella persona li accontenterò’”.
King James poi ha segnato sul calendario col circoletto rosso la data del suo ritorno sul campo dei Cavs la stagione successiva, appuntamento a cui il nativo di Akron si è presentato piuttosto su di giri.
“Aspettavo il momento in cui sarebbe stato pubblicato il calendario NBA per vedere quando avrei fatto il mio ritorno in Ohio. Il mio stato d’animo prima di questa partita era ‘Li farò a pezzi’. Non dimenticherò mai quel giorno, il 2 dicembre 2010”.
Sempre legato a quella partita, il quattro volte campione NBA ha quindi raccontato un particolare episodio che l’ha visto coinvolto in prima persona.
“Sto per scendere dalla camera d’albergo per raggiungere l’autobus e le porte dell’ascensore si aprono. Ci sono due ragazzi con le magliette “Fuck LBJ”, due. Quando vedono che sono io, uno di loro chiede ‘Posso fare una foto con te?’ E quando le porte dell’ascensore si stavano chiudendo uno dei due mi urla: ‘Non sono nemmeno di Cleveland!'”.
Getty ImagesLebron James