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La lotta per l'Mvp

28 APRILE
BASKET/NBA

Curry, Embiid o Jokic? Da oltre dieci anni la lotta per il titolo di miglior giocatore della stagione non era così incerta.

GUIDO BAGATTA

Con la NBA che si appresta ad affrontare lo sprint finale per i playoffs (che quest’anno avranno una nuova formula, peraltro molto discussa) si comincia anche a parlare di premi “singoli” per le varie categorie previste. Il principale, ovvero l’MVP, non è mai stato in bilico come quest’anno, dopo un periodo dove “la suspence” per il prescelto era davvero molto limitata.

Chi ,infatti ,si sarebbe potuto opporre alle nomine degli ultimi dieci anni ,che hanno visto vincere due volte LeBron James, altrettante Stephen Curry e Giannis Antetokoumpo ed una a testa Kevin Durant, Russell Westbrok e James Harden? Pochi davvero, visto che i protagonisti in questione avevano davvero dato l’impressione di meritarsi l’award in questione. 

Quest’anno, invece, le cose stanno andando diversamente con il numero dei candidati che, con l’avvicinarsi della fine della regular season, invece di ridursi, si sta addirittura ampliando. Ma c’è di di più ,per come stanno procedendo le cose, potrebbe anche capitare che a vincere l’MVP, sia un centro, cosa che non capita dal 2000, quando miglior giocatore della lega fu eletto Shaquille O’Neal, stella nascente degli Orlando Magic. Da quell’anno in poi, i lunghi  protagonisti ,è come se siano eclissati con il passare della stagioni, a causa anche e soprattutto del  gioco stesso, che ha cambiato decisamente ritmo e sistema, grazie ai Phoenix Suns di Mike D’Antoni.

Quei Suns, senza un centro vero e proprio (in mezzo giocava Stoudemire) non vinsero mai il titolo mamutarono letteralmente l’etimologia cestistica della parola pivot, che dovrebbe significare perno, quindi la parte di un qualcosa attorno alla quale ruota il resto del sistema. Da Phoenix in avanti, almeno sino allo scorso anno, il centro venne invece “degradato” ad un ruolo di aiuto in attacco e di barriera in difesa, il grosso l’avrebbero fatto ali e guardie, grazie a fisici e percentuali, impensabili solo qualche stagione prima. 

Poi però, come sempre accade nella vita, dove i cicli esistono per ogni materia, ecco che all’orizzonte della lega è apparso un ragazzo serbo, che ha fatto ripensare in un amen a tutto quanto era stato detto e fatto. Ovviamente il riferimento a Nikola Jokic non è casuale, primo attore di una Denver che purtroppo, privata di Jamal Murray, non potrà giocarsela fino in fondo, ma che resta sempre un esempio di come si possa far diventare protagonista un lungo moderno, dinamico e speciale come il serbo.

E proprio per queste sue qualità, oggi Jokic è considerato come il candidato principale per l’MVP, ipotesi rafforzata dalle sue triple doppie diventate oramai quasi una costante, dalla sua straordinaria versatilità e mobilità (considerata anche la sua stazza) e dalla sua solidità che fino ad oggi non gli ha fatto saltare nemmeno una partita. L’esplosione di Jokic, ha  così riportato in copertina i centri  e non necessariamente quelli mobili come lui, ma anche quelli più classici, alla Joel Embid, per intenderci. Il camerunense di Philadelphia è infatti un altro candidato in corsa, con i Sixers tornati a brillare con Rivers in panchina.

Ai due lunghi di cui sopra, aggiungeteci poi uno Stephen Curry tornato quello di due stagioni fa, nonostante giochi in una versione dei Warriors decisamente più debole, ancora il buon Giannis (che questa stagione tira da 3 con il 30%) trionfatore nelle ultime due annate e l’ultima aggiunta, quel Julius Randle, anima dei Knicks, spinto anche dal buzz creato da una New York tornata finalmente importante dopo un secolo di oblio.

Guido Bagatta

GUIDO BAGATTA
Embiid, Jokic

Getty ImagesJoel Embiid e Nikola Jokic, due dei candidati al titolo di Mvp della stagione

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GUIDO BAGATTA