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Chicago Bulls, la rivoluzione è realtà

9 NOVEMBRE
BASKET/NBA

In meno di un anno la franchigia biancorossa si è trasformata divenendo una delle squadre meglio assortite dell'intera NBA.

GUIDO BAGATTA

Come addormentarsi da squadra mediocre e risvegliarsi, dopo qualche mese, da vera sorpresa del campionato. Questa, in estrema sintesi, è la storia di Chicago, da troppo tempo un club di terza fascia e se vogliamo anche sfortunato (pensate solo all’incidente di Derrick Rose) che in questa stagione sta  invece facendo rivedere una grande bella pallacanestro.

La ricostruzione dei Bulls è iniziata nello scorso febbraio quando, potendo mettere sul piatto della buona “merce” di scambio, in materia di scelte e giocatori futuribili, la squadra della città del vento, si è portata a casa Nikola Vucevic. Il montenegrino, rimasta per anni nascosto nella mediocrità di Orlando, si è rivelato sin da subito un giocatore perfetto per il sistema che quest’anno sta applicando coach Billy Donovan.

Centro modernissimo, con un buon tiro da tre, “Vuc” è una specie di  “Jokic 2” con un po’ meno talento ma con lo stesso senso offensivo del suo quasi conterraneo di Denver. Mancati nella scorsa primavera i playoffs per un soffio (ma forse, col senno di poi, è stato meglio così) Chicago si è poi messa a lavorare per completare una vera e propria rivoluzione, che vede  adesso un roster praticamente rivoltato, dopo che, tra quelli che contano, solo Zach LaVine ha ritrovato la fiducia del club.

Vicino al talento puro dell’ex UCLA, I Bulls hanno piazzato un altro ex Bruins come Lonzo Ball, reduce dal doppio  fallimento con Lakers e Pelicans. I due, insieme, formano una coppia di atleti fantastica, completata da un altro ex di Los Angeles come Caruso, forse il giocatore più sottovalutato degli ultimi dieci anni. Messo a posto il settore guardie (anche con l’apporto della sorprendente matricola Ayo Dosunmu) Chicago si è poi andata a prendere DeMar DeRozan il leader che gli mancava, un altro che aveva tanta voglia di dimostrare che il suo accidentato percorso tra Toronto e San Antonio, lui, non se lo meritava proprio.

Quindi, ricapitoliamo: tre star (vere) in LaVine, Vucevic e DeRozan, due super come Caruso e Ball e poi una panchina piena di gioventù e talento sulla quale lavorare, specialità della casa per uno come Donovan, che ha ancora nel sangue i trionfi con l’università della Florida. In questo “terzo” gruppo, occhio a Derrick Jones Jr. (forse il miglior atleta di tutta la NBA, sicuramente quello che salta di più)ed il lavoratore Javonte Green, destinato ad assumere un ruolo importante nelle rotazioni del coach.

Detto tutto questo, adesso è venuto il momento di capire dove possano arrivare questi Bulls. Sicuramente ai playoffs (dove, un posto tra il quinto e l’ottavo nella Eastern è abbordabilissimo) diventando poi, chissà, magari la mina vagante della parte destra del tabellone.

Per adesso, sono addirittura secondi  in classifica, arrivando da una notevole vittoria sui caldissimi Nets ed aspettando di “tastare” i Mavs di Doncic. Vedremo presto se l’attuale posto “soleggiato”, sia poi destinato a non offuscarsi nel periodo del cambio di anno, quando le cose, praticamente sempre, cominciano a cambiare.

GUIDO BAGATTA
LaVine

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