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Celtics-Knicks, un classico intramontabile

7 APRILE
BASKET/NBA

Questa notte Boston e New York daranno vita all’ennesimo capitolo di un confronto che va in scena dal lontano 1946.

SPORT TODAY

Se parliamo di storia della NBA, non si possono non citare Knicks e Celtics, ovvero le uniche due franchigie che vi fanno parte sin dalla sua fondazione e che non hanno mai cambiato la propria sede o città d’origine nel corso della loro storia.

La loro rivalità è unica, particolare, sicuramente longeva per non dire leggendaria, termine quasi obbligatorio quando si cita la pallacanestro della seconda metà degli anni 40’, quella in cui New York e Boston hanno iniziato a scrivere pagine indelebili della storia di questo sport.

Trattandosi di una storia composta (ad oggi) da ben 546 capitoli, anche il loro dualismo ha conosciuto nel tempo alti e bassi, conseguenza inevitabile del livello competitivo in seno ai rispettivi roster e della presenza o meno tra le proprie fila di campioni in grado di accendere il pubblico e l’immaginario collettivo. Come i biancoverdi non sempre hanno potuto contare sui vari Bill Russell, Bob Cousy, John Havlicek e Larry Bird per infiammare le partite, allo stesso modo i Knicks solo per determinati periodi hanno potuto fare sogni di gloria appoggiandosi su gente del calibro di Bernard King, Walt Frazier, Phil Jackson e Patrick Ewing.

Quando le grandi personalità cestistiche (e quindi le ambizioni di vittoria) sono venute a latitare sui parquet di Boston e New York i loro confronti hanno certamente perso di mordente e richiamo. Oggi, vedendo il momento delle due squadre e gli uomini che caratterizzano i loro roster, guardare nostalgicamente al passato potrebbe essere quasi riflesso spontaneo: Knciks e Celtics hanno lo stesso record (25 vinte e 26 perse), si spartiscono settimo e ottavo posto nella Eastern Conference ed entrambe (pare) stanno pianificando in grande e gettando un occhio più al futuro che al presente.

Questo infatti parla, lato New York, di una franchigia in perenne ricostruzione che non accede ai playoff dal 2013, non vince un titolo dal 1973, che fatica ad attrarre star nella Grande Mela e che, in generale, non riesce in campo a far rispecchiare l’incredibile valore che ha sul mercato (5 miliardi di dollari, come nessun’altra formazione in NBA). Boston invece è sempre la squadra più titolata in circolazione (alla pari coi Lakers che potrebbero superarla a breve) ma da qualche anno dà l’impressione di non riuscire a salire quell’ultimo gradino per tornare a competere seriamente per il Larry O’Brien Torphy.

Nonostante ciò, eppure, qualche segnale positivo (o se vogliamo chiamarlo appiglio) c’è. La squadra di coach Tibodeau il 1° marzo scorso per la terza volta in 20 anni (e per la prima dalla stagione 2012-2013) ha fatto registrare un record positivo (18-17) dopo 35 partite disputate, è riuscita a mandare un suo giocatore (Julius Randle) all’All Star Game e, soprattutto, è decisamente in lizza per tornare a provare l’ebrezza della postseason. I Celtics, dal canto loro, non sono nel loro miglior momento (5-5 nelle ultime dieci) ma possono contare, specialmente in prospettiva, sul talento di un giocatore con pochi eguali come Jayson Tatum e sulle solide spalle di Jaylen Brown.

Attorno a loro, specie dopo l’ultima trade deadline, la quadratura del cerchio è ancora da trovare ma, del resto, è così anche dalle parti della “World's most famous arena” per cui perché non iniziare a cercarla già da stasera dando vita, se possibile, a un altro acceso duello di un classico senza tempo?

RJ Barrett

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