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L'Italia si è insidiata ai piani altissimi sin dagli albori del mondiale di motociclismo, nato per la precisione nel 1949. La seconda edizione della classe regina, fino al 2001 identificata come "500" in rimando alla cilindrata dei motori, vede trionfare Umberto Masetti nel 1950 in sella alla Gilera, casa che riporterà al successo anche nel suo secondo titolo del 1952. Tra il 1953 e il 1965 si assiste invece a una vera e propria egemonia britannica con mattatori prima Duke, poi Surtees e quindi Hailwood: tra gli unici due piloti in grado di spezzare questo dominio c'è anche l'azzurro Libero Liberati, che si laurea campione nel 1957.
Arriva quindi il momento dell'ascesa di Giacomo Agostini, tra i piloti più iconici della storia di questo sport: sette titoli consecutivi tra il 1966 e il 1972 su MV Agusta, poi l'ottava gioia nel '75 in sella alla Yamaha. Per ritrovare il tricolore in cima al mondo delle due ruote si deve poi attendere il 1981, quando a ritagliarsi la loro pagina di storia sono prima Marco Lucchinelli e poi l'anno successivo Franco Uncini, entrambi Alfieri Suzuki. Poi, una lunghissima pausa fino all'ultima edizione del mondiale '500 che coincide con l'esplosione definitiva della leggenda di Valentino Rossi.
Nel 2001 arriva infatti il primo titolo in classe regina del Dottore, seguito dall'egemonia nelle prime quattro edizioni del Mondiale sotto nuova denominazione: uno sport ancora più estremo e veloce, dominato però sempre dallo stesso fuoriclasse. Vale si accoda così per due anni prima al compianto Hayden e poi a Stoner, tornando poi sul tetto del mondo nel 2008 e nel 2009 per l'ultima incredibile gioia della sua scintillante carriera. Di lì in poi un vuoto azzurro fino a Pecco, nuovo straordinario rappresentante della dinastia dei piloti italiani.
Getty ImagesFrancesco Bagnaia dopo la conquista del campionato del mondo di MotoGP