MOTORI/FORMULA 1

F1, ora tutti a ringraziare santo Halo

13 SETTEMBRE
MOTORI/FORMULA-1

Hamilton salvato dal "ferro di cavallo" in titanio.

GUIDO BAGATTA

Passata una domenica dove la Formula 1, alle prese con mille difetti e problemi, ha avuto la conferma che, prima di tutto nei tempi moderni che stiamo vivendo, conta la sicurezza delle auto e poi arriva tutto il resto, parliamo allora anche noi dell’Halo. Nel 2015, ero a pranzo con Stefano Domenicali, quando l’attuale capo supremo del circuit, mi raccontò per la prima volta di un progetto che avrebbe rivoluzionato il mondo delle corse. Domenicali non mi stava parlando né di motori elettrici né di aereodinamica modificata dalle minigonne, ma mi stava spiegando cosa appunto fosse “l’aureola” e come il progetto, nonostante la sua validità dimostrata in numerosi crash test già effettuati in pista e in laboratorio, fosse avversato da parecchi, tra i quali molti piloti. E questo nonostante fosse da poco accaduto il terribile incidente di Jules Bianchi che, se avesse avuto la protezione di cui tutti oggi stanno parlando, sarebbe sopravvissuto al terribile impatto che lo ha ucciso.

Molti piloti (tra i quali lo stesso Hamilton) pensavano che l’aureola avrebbe complicato la loro visibilità all’interno dell’abitacolo, qualcuno era anche preoccupato che la “gabbietta” avrebbe potuto rallentare l’uscita dalle vetture in caso di incidente. Tra giornalisti e appassionati c’era poi chi metteva in discussione addirittura l’estetica delle macchine, che sarebbe stata sporcata dall’innovazione. Beh, per fortuna sappiamo tutti come sono poi finite queste discussioni, con l’Halo che tre anni dopo quel pranzo, nel 2018 veniva introdotto da tutte le scuderie di F1. Siamo sicuri che Hamilton e compagni non ci abbiamo poi messo tanto a convincersi che quel “ferro di cavallo”, costruito in titanio e pesante poco meno di dieci chili, fosse davvero utile per tutti, con gli ultimi dubbi che sono poi scomparsi un anno e mezzo, fa con il terribile incidente di Grojean in Bahrain. In quel caso il francese riuscì a uscire dall’incendio della sua Haas spezzata in due grazie soprattutto all’Halo, che lo aveva salvato dalla ghigliottina del guard rail. Adesso la riprova l’abbiamo avuta a Monza, come abbiamo notato tutti. Hamilton se l’è vista brutta due volte in meno di due secondi, prima con il telaio della Red Bull di Verstappen che ha sbattuto sull’aureola che lo ha respinto verso l’alto e poi con un penumatico, che non l’ha colpito sul casco solo perché rallentato dalla stessa Halo. Insomma, grande soddisfazione per la FIA e l’intero Circus per quello che… non è successo.

Per questo credo che l’episodio di Monza, porterà a riflettere ulteriormente sulla proposta di mettere, attorno al pilota, una vera e propria cellula di sicurezza abbastanza simile, se vogliamo, a quella introdotta dal mondo dell’offshore oramai 15 anni fa e poi adottata anche dalla formula Indy, dove il cockpit è, da qualche stagione, uno spazio chiuso anche sopra la testa dei piloti.

Rivedendo l’incidente tra Hamilton e Verstappen c’è da chiedersi cosa sarebbe successo se la velocità delle due vetture fosse stata molto più alta, con il pneumatico della Red Bull a volteggiare sul casco dell’inglese con una forza rotatoria (e distruttiva) di molto superiore a quella dell’accaduto di domenica. Meglio non pensarci e prevenire. O no?

GUIDO BAGATTA

Getty Images

NOTIZIE CORRELATE
GUIDO BAGATTA