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Tokyo 2020: polemiche sui ct Cassani e Cipressa

30 LUGLIO
CICLISMO

Il ct Cassani sul banco degli imputati per gli scarsi risultati del ciclismo; il ct del fioretto Cipressa, definito non all’altezza della situazione dalla Di Francisca

GUIDO BAGATTA

In una giornata olimpica che potremmo definire “transitoria”, tengono banco due polemiche che hanno a che fare più con lo sport parlato che con quello praticato.

La prima riguarda Davide Cassani, l’ormai ex ct della nostra nazionale del ciclismo, rispedito in Italia pochi minuti dopo il termine delle due ruote su strada in Giappone. Cassani afferma che ha deciso lui di partire subito, la federazione ciclistica, che lo ha già praticamente sostituito, sostiene il contrario, si dice non avendo gradito una serie di situazioni che si sono accumulate con il tempo, prima fra le quali, quella che, sotto l’egida del ct, non abbiamo vinto una singola medaglia tra mondiali e Olimpiadi. Un'obiezione, questa, che potrebbe anche essere fondata, se il ciclismo fosse uno sport “di squadra”, cosa che ovviamente non è. E questo sdogana un commissario tecnico al quale non si può certo imputare che un movimento come il nostro, non abbia prodotto un Pogacar o un Roglic, citando a caso. Ma ci sarebbe dell’altro: gli spifferi dicono anche che sempre la federazione non avrebbe gradito un Cassani testimonial onnipresente in televisione e ancora un Cassani inviato della Rai al Giro d’Italia, con un impegno giornaliero costante oltre che co-conduttore di un programma su Radio Deejay. Onestamente non so quale sia la verità, di sicuro, l’oramai ex ct (che conosco personalmente abbastanza bene) è uno straordinario comunicatore con il dono di saper spiegare cose complicate in maniera molto semplice. Ovvio che il suo “regno” sia stato decisamente “sui generis”, rispetto a quello di un commissario tecnico classico, ma al ciclismo, oltre alle vittorie, serve anche far conoscere meglio l’evoluzione del suo mondo, in costante evoluzione. Per ciò che riguarda le “presenze commerciali” di Cassani, ricorderete che anche Mancini, prima e durante gli europei era sempre in tv, saltando da uno sponsor personale a un altro istituzionale. Dopo le prime polemiche a riguardo, il tutto si è sedato quando la nostra nazionale di calcio ha cominciato la sua cavalcata che l’ha portata al titolo continentale. Per Cassani, le cose sono andate diversamente ed ecco che, senza le vittorie, sono arrivate anche le polemiche che hanno poi contribuito alla rottura.

L’altro argomento riguarda invece la polemica scoppiata nel mondo della scherma, da sempre tra i più “tormentati” da rivalità, inimicizie e colpi bassi, nonostante abbia generato, in questi anni, una raffica di medaglie. In questa edizione dei Giochi, le cose sono andate peggio del previsto e allora, la brace di un ambiente che bruciava sotto traccia, si è inevitabilmente trasformata in fiamma. Elisa Di Francisca, (un oro e un argento individuale olimpico in bacheca), da casa, ha criticato Arianna Errigo, la sua rivale storica anche fuori dalle pedane, puntando poi al bersaglio grosso, ovvero il ct del fioretto Cipressa, definito non all’altezza della situazione. Le sue dichiarazioni hanno aperto una polemica infinita, dando il via a un inevitabile tutti contro tutti. Sull’argomento si aggiungeranno altre mille opinioni e punti di vista, per quanto mi riguarda, si può affermare che la Di Francisca, seppur dal divano di casa sua, ha comunque fotografato esattamente la situazione attuale del fioretto femminile. In pedana, alle sue ex compagne, è mancata “la garra” di una volta, così come a Cipressa non ha aiutato aver avuto come suo predecessore un “certo” Cerioni, l’allenatore che, nella nobile arte, ha vinto di più nella storia, lasciando da parte i suoi trionfi da atleta. E allora, forse la fiorettista d’oro di Londra, non ha tutti i torti, con le sue dichiarazioni.

GUIDO BAGATTA
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