QUESTO SITO NON RAPPRESENTA UNA TESTATA GIORNALISTICA IN QUANTO VIENE AGGIORNATO SENZA ALCUNA PERIODICITA'

Atletica, Jacobs si racconta dopo l'oro: dal padre assente alla scommessa di Tortu

8 MARZO
ALTRI-SPORT/ATLETICA

Dopo la vittoria a Euroindoor si guarda avanti: "Chiaro che tra due mesi bisognerà proiettare questo tempo dei 60 anche nei 100"

SPORT TODAY

Dopo l'oro conquistato agli Europei indoor, Marcell Jacobs ha rilasciato una bella intervista a Sky Sport:

L’unica medaglia d’oro di questi Euroindoor di Torun resta quella di… Jacobs

“Non ho chiuso occhio stanotte. Più che altro mi sono tornati alla mente mille ricordi, i tanti momenti difficili che abbiamo passato io e il mio coach Paolo Camossi (campione mondiale indoor di salto triplo a Lisbona 2001). Da due anni stiamo facendo un percorso ben definito e strutturato. Sapevamo di valere questi tempi, si trattava però di metterli in pratica in gara. In questa stagione indoor partivo da 6”63 e mi sono migliorato di 16 centesimi, se ora sono salito sul tetto d’Europa è grazie a Paolo che ha sempre creduto in me, ha voluto circondarmi di un team personalizzato con fisioterapista, nutrizionista e da alcuni mesi l’inserimento di una mental coach. All’inizio ero scettico ed invece la mossa si è dimostrata decisiva”.

La vittoria è arrivata con pure un tempo sensazionale, 6"47 è il nuovo record italiano e la miglior prestazione mondiale stagionale. È vero che dall’altra parte dell’Oceano sei sotto osservazione da un po’ di tempo?

“Vero. Nelle prime gare di questa stagione sono rimasto sorpreso di conoscere un manager americano, che poi è lo stesso di Mike Rodgers (velocista oro ai Giochi Panamericani 2019 in 10”13). Si è avvicinato a me dicendomi: guarda che di te negli Stati Uniti si parla molto bene quindi fai vedere quello che vali. Questa frase mi è tornata in mente subito dopo la mia gara mentre guardavo la sigla WL (World Leading) accanto al mio crono. Mi sono detto, vedi che adesso sapranno bene chi sono! In verità sono arrivato a Torun senza pensare troppo al tempo, avevo l’obiettivo di essere davanti a tutti nei tre turni (batterie, semifinali e finale) e l’ho fatto. Poi è arrivato questo super crono e ne sono contentissimo”.

È un oro frutto delle tante batoste ricevute, come l’hai definito tu, ma è anche il frutto di questo nuovo lavoro mentale.

“Sì, assolutamente. Anche prima della finale sono stato al telefono mezzora con Nicoletta Romanazzi (mental coach) per alleggerire la tensione, visualizzare la gara. Il lavoro psicologico mi è servito come atleta, ho finalmente acquisito consapevolezza, adesso so quanto valgo e non ho più i vecchi dubbi di quando magari non mi sentivo all’altezza. A livello umano mi è pure servito per ricostruire il mio passato, mi ha aiutato a ritrovare mio padre che ho sempre considerato assente nella mia vita”.

Tuo padre, appunto. Era militare alla base USA di Vicenza quando ha conosciuto tua madre, bresciana. Insieme si sono trasferiti a El Paso (Texas) dove sei nato, poi però quando hanno divorziato lei è tornata in Italia a Desenzano sul Garda insieme a te che avevi meno di due anni.

“Infatti io mi considero italiano perché lo sono al 99,9%.  Di americano ho metà del sangue e pure le fibre muscolari ereditate da mio padre. Quando sono tornato a Desenzano, piccolissimo, parlavo solo italiano, ho imparato il dialetto bresciano e adesso parlo pure un po’ romanesco. L’inglese non lo sapevo nemmeno fino a poco tempo fa, l’ho migliorato solo da poco, adesso me la so cavare diciamo…”.

Da allora in poi i rapporti con tuo padre quali sono stati?

Praticamente inesistenti. Quando mi chiedevano: chi è tuo padre? Io rispondevo: Boh, io non ce l’ho un padre. Ed era vero. La prima volta che l’ho visto era il 2008, io avevo 13 anni, per me quell’uomo rappresentava un estraneo. Siamo rimasti insieme 2 giorni ma poi nulla più. Ci siamo ritrovati qualche anno dopo tramite social, su Facebook, ma io gli rispondevo poco, non lo calcolavo, per me non faceva parte del mio mondo familiare. Il lavoro mentale che ho iniziato lo scorso settembre è stato anche un lavoro intimo alla ricerca delle mie radici, mi ha aiutato. Negli ultimi mesi abbiamo ripreso a sentirci più spesso, si è creato un rapporto che non c’era mai stato in tutti questi anni. Era anche colpa mia, lo riconosco, ero io che avevo una chiusura nei suoi confronti, non avevo voglia di interagire con lui. Adesso invece so che la prossima volta che andrò negli Stati Uniti lo andrò a trovare, mi ha scritto anche prima della finale dei 60 metri”.

Dal punto di vista tecnico quanto vale il 6"47 di Torun in ottica 100 metri?

"Chiaro che tra due mesi bisognerà proiettare questo tempo dei 60 anche nei 100, questo è il vero obiettivo. Parto con un personale di 10”03 (del 2019) e con l’ambizione di scendere sotto i 10 secondi. Diciamo che due calcoli li abbiamo fatti, come anche molti altri esperti a giudicare dai commenti che ho letto. Se l’anno scorso con 6"63 nei 60 ho poi corso i 100 metri in 10”10, conti alla mano questo mio tempo di Torun potrebbe valere un 9”94. Ci vogliamo lavorare”.

Già lo sai che da qui ai prossimi mesi vivrai con due tormentoni. Le domande per te verteranno quasi esclusivamente sul tuo tempo nei 100 metri e sulla tua rivalità con Filippo Tortu

“Grazie alla mia vittoria ho fatto pure vincere 100 euro a Tortu! Me lo ha rivelato lui ieri dopo la finale, mi ha scritto che aveva scommesso su di me, lui conosce le mie potenzialità. E’ chiaro che in gara siamo rivali, ognuno vorrebbe arrivare davanti all’altro, ma con Filippo siamo davvero amici. La nostra rivalità ci stimola a vicenda per fare meglio, serve anche a tutto il nostro movimento affinché si parli di atletica sempre di più. Anzi, non vedo l’ora di ritrovarlo insieme a tutti gli azzurri tra due settimane al raduno della staffetta 4x100. Dobbiamo preparare i Mondiali di Staffetta a maggio, sempre qui in Polonia. Sarà fondamentale perché un posto in finale varrà la qualificazione per Tokyo. Due anni fa a Yokohama (World Relays 2019) arrivammo in finale ma poi ci fu un contatto tra l’americano Lyles e Davide Manenti e sfumò la medaglia, adesso siamo ancor più agguerriti. Alla staffetta veloce ci teniamo tantissimo”.
 

 

Marcell Jacobs

Getty ImagesMarcell Jacobs

NOTIZIE CORRELATE