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Cortina 2021: bene l'organizzazione ma c'è tanta strada da fare

23 FEBBRAIO
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Manifestazione programmata alla grande ma poche medaglie. Ora al lavoro per eccellere a Milano Cortina 2026.

GUIDO BAGATTA

Cortina: bocce ferme. Con un paio di giorni trascorsi, dopo la chiusura dei Mondiali, cerchiamo di tirare un bilancio su un’edizione che definire “particolare” dà davvero poco l’idea di quanto è accaduto all’ombra delle Tofane. Eccezion fatta per la cerimonia di apertura (sbagliata ma anche sfortunata per il meteo), la macchina organizzativa ha funzionato bene, considerando ovviamente tutti i problemi che ha dovuto affrontare, mai testati da nessun altro “host” in precedenza. Le gare di Coppa del Mondo (che riprenderanno fra pochi giorni) sono infatti qualcosa di enormemente differente: durano un paio di giorni, spesso sono di specialità, ma soprattutto con le donne e gli uomini separati. A Cortina invece, c’erano tutti, a partire dalle 71 nazioni rappresentate, dalla stampa, dai vip (meno del previsto, a dire il vero) e da tutti i dirigenti, non solo dello sci, che hanno voluto esserci, magari anche per sbirciare come gli ampezzani se la stavano cavando. Ha funzionato molto bene anche il sistema sanitario, con i molteplici punti per i tamponi, che qualche settimana fa avevano preoccupato non poco gli organizzatori, visto l’enorme numero di test che avrebbero dovuto essere processati nel minor tempo possibile.

Dal lato sportivo, almeno per l’Italia, sappiamo tutti come è andata a finire, con le due medaglie di De Aliprandini e della Bassino che non sono certo sufficienti per promuovere la nostra spedizione, arrivata sì in paese con addosso lo sconforto per l’infortunio della Goggia , ma decisamente attesa a ben altri numeri. In totale, in un mondiale, vengono messe in palio 42 medaglie: averne vinte 2 (indipendente dal metallo) significa essere sotto al 5% totale, davvero pochino per una nazione che ha da sempre fatto dello sci un suo giustificatissimo vanto come paese che conta, eccome.

Ma quello forse che ha lasciato i dubbi maggiori è la differenza tra le nostre seconde linee e quelli dei paesi che hanno finito per dominare questa edizione, come le solite Austria e Svizzera, ma anche la Norvegia. Gli altri hanno dei ricambi in ascesa che sono già in grado di andare a podio, noi invece (De Aliprandini a parte) se perdiamo per strada i Paris , le Brignone e le Goggia, facciamo davvero fatica a metterci in vetrina. Augurandoci che sia un momento così e basta, prendiamo comunque nota, come ha raccontato il nostro presidente federale  Flavio Roda che, per la prima volta dalle rivalità degli anni ottanta, nella squadra femminile ci sono degli evidenti problemi “sociali” tra le star azzurre. Qualcosa covava già da tempo, ma acciacchi e infortuni uniti alla pressione di un mondiale casalingo, hanno lasciato intendere che il “team building” delle italiane sia realmente costruito sulle palafitte. Vedremo, sperando di sbagliarci, già dalla Val di Fassa.

Ma torniamo all’organizzazione di questi mondiali, con gran parte del gruppo dirigente che fra non molto si metterà al lavoro per iniziare il progetto 2026, dove Cortina sarà partner di Milano per le Olimpiadi. Se posso permettermi di dare un consiglio, il primo, vero enorme problema da risolvere, e senza aspettare gli ultimi mesi, è quello della viabilità. Sia quella storicamente distorta della cittadina stessa, ma soprattutto quella da Belluno a Cortina, con cantieri oramai aperti da anni (e altri che dovrebbero iniziare tra poco) che hanno creato nelle serate dei weekend dei disagi impensabili. C’è gente che la domenica sera ha impiegato quasi due ore per percorrere 70 km e questo con le piste chiuse (quindi senza gli sciatori domenicali) e senza pubblico sugli spalti delle gare. Non oso immaginare cosa sarebbe successo se non ci fosse stato il Covid e se le gare avessero avuto le migliaia di spettatori “in presenza” che ci si aspettava. Sarebbe stata una Caporetto. Da questo lato gli organizzatori se la sono quindi parzialmente cavata, ma cinque anni per i Giochi sono un amen e le strade, in Italia, sappiamo bene che tempi hanno per venire costruite. Quindi, sotto con le ruspe e complimenti comunque per il lavoro fatto quest’anno.

GUIDO BAGATTA
Marta Bassino

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